Page 1186 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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importanti da loro, che più avevano creduto alla sua fede e professione di
fortificare che a quella di qualunche altro. Subito che fu amalato,
conoscendosi mortale, diede tutti i disegni e scritti che avea fatto delle
cose di quell'isola in mano di Luigi Brugnuoli suo cognato et architetto, che

allora attendeva alla fortificazione di Famagosta, che è la chiave di quel
regno, acciò gli portasse a' suoi signori. Arivata in Vinezia la nuova della
morte di Giangirolamo non fu niuno di quel senato che non sentisse
incredibile dolore della perdita d'un sì fatt'uomo e tanto affezionato a

quella repubblica.
Morì Giangirolamo di età di 45 anni et ebbe onorata sepoltura in S. Niccolò

di Famagosta dal detto suo cognato, il quale poi tornato a Vinezia
presentando i disegni e scritti di Giangirolamo, il che fatto fu mandato a
dar compimento alla fortificazione di Legnago, là dove era stato molti anni
ad essequire i disegni e modelli del suo zio Michele. Nel qual luogo non

andò molto che si morì, lasciando due figliuoli che sono assai valenti
uomini nel disegno e nella pratica d'architettura; con ciò sia che
Bernardino, il maggiore, ha ora molte imprese alle mani, come la fabrica
del campanile del Duomo e di quello di San Giorgio; la Madonna detta di

Campagna, nelle quali et altre opere che fa in Verona et altrove riesce
eccellente, e massimamente nell'ornamento e cappella maggiore di S.
Giorgio di Verona, la quale è d'ordine composito e tale che per grandezza,
disegno e lavoro affermano i veronesi non credere che si truovi altra a

questa pari in Italia; quest'opera dico, la quale va girando secondo che fa
la nicchia, è d'ordine corinzio con capitelli composti, colonne doppie di tutto
rilievo e con i suoi pilastri dietro; similmente il frontespizio, che la ricuopre
tutta, gira anch'egli con gran maestria secondo che fa la nicchia et ha tutti

gl'ornamenti che cape quell'ordine, onde monsignor Barbaro, eletto
patriarca d'Aquileia, uomo di queste professioni intendentissimo e che n'ha
scritto, nel ritornare dal Concilio di Trento, vide non senza maraviglia
quello che di quell'opera era fatto e quello che giornalmente si lavorava; et

avendola più volte considerata, ebbe a dire non aver mai veduta simile e
non potersi far meglio. E questo basti per saggio di quello che si può
dall'ingegno di Bernardino, nato per madre de' San Micheli, sperare.

Ma per tornare a Michele, da cui ci partimo non senza cagione poco fa,
gl'arrecò tanto dolore la morte di Giangirolamo, in cui vide mancare la casa
de' San Micheli, non essendo del nipote rimasi figliuoli, ancor che si

sforzasse di vincerlo e ricoprirlo, che in pochi giorni fu da una maligna febre
ucciso, con incredibile dolore della patria e de' suoi illustrissimi signori. Morì
Michele l'anno 1559 e fu sepolto in San Tommaso de' frati carmelitani,

dove è la sepoltura antica de' suoi maggiori; et oggi Messer Niccolò San
Michele medico ha messo mano a fargli un sepolcro onorato, che si va
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