Page 1187 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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tuttavia mettendo in opera. Fu Michele di costumatissima vita et in tutte le
sue cose molto onorevole; fu persona allegra, ma però mescolato col
grave; fu timorato di Dio e molto religioso, in tanto che non si sarebbe mai
messo a fare la mattina alcuna cosa, che prima non avesse udito messa
divotamente e fatte sue orazioni. E nel principio dell'imprese d'importanza
faceva sempre la mattina innanzi ad ogni altra cosa cantar solennemente
la messa dello Spirito Santo o della Madonna; fu liberalissimo e tanto
cortese con gli amici, che così erano eglino delle cose di lui signori, come
egli stesso. Né tacerò qui un segno della sua lealissima bontà, il quale
credo che pochi altri sappiano, fuor che io. Quando Giorgio Vasari, del
quale, come si è detto, fu amicissimo, partì ultimamente da lui in Vinezia,
gli disse Michele: "Io voglio che voi sappiate, Messer Giorgio, che quando io
stetti in mia giovanezza a Monte Fiascone, essendo innamorato della
moglie d'uno scarpellino, come volle la sorte ebbi da lei cortesemente,
senza che mai niuno da me lo risapesse, tutto quello che io desiderava.
Ora, avendo io inteso che quella povera donna è rimasa vedova e con una
figliuola da marito, la quale dice avere di me conceputa, voglio, ancor che
possa agevolmente essere che ciò, come io credo, non sia vero, portatele
questi cinquanta scudi d'oro e dategliele da mia parte per amor di Dio,
acciò possa aiutarsi et accomodare secondo il grado suo la figliuola".
Andando dunque Giorgio a Roma, giunto in Monte Fiascone, ancor che la
buona donna gli confessasse liberamente quella sua putta non essere
figliuola di Michele, ad ogni modo, sì come egli avea commesso, gli pagò i
detti danari, che a quella povera femina furono così grati come ad un altro
sarebbono stati cinquecento. Fu dunque Michele cortese sopra quanti
uomini furono mai, con ciò fusse che non sì tosto sapeva il bisogno e
desiderio degl'amici, che cercava di compiacergli se avesse dovuto
spendere la vita; né mai alcuno gli fece servizio che non ne fusse in molti
doppii ristorato. Avendogli fatto Giorgio Vasari in Vinezia un disegno
grande con quella diligenza che seppe maggiore, nel quale si vedeva il
superbissimo Lucifero con i suo' seguaci vinti dall'Angelo Michele piovere
rovinosamente di cielo in un orribile inferno, non fece altro per allora che
ringraziarne Giorgio quando prese licenza da lui; ma non molti giorni dopo,
tornando Giorgio in Arezzo, trovò il San Michele aver molto innanzi
mandato a sua madre, che si stava in Arezzo, una soma di robe così belle
et onorate come se fusse stato un ricchissimo signore, e con una lettera
nella quale molto l'onorava per amore del figliuolo. Gli volleno molte volte i
signori viniziani accrescere la provisione et egli ciò ricusando, pregava
sempre che in suo cambio l'accrescessero ai nipoti. Insomma fu Michele in
tutte le sue azzioni tanto gentile, cortese et amorevole, che meritò essere
amato da infiniti signori: dal cardinal de' Medici, che fu papa Clemente