Page 1193 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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per casa, facendo i più strani giuochi et i più pazzi versi del mondo, di
maniera che la casa di costui pareva proprio l'arca di Noè. Questo vivere
adunque, la strattezza della vita e l'opere e pitture, che pur faceva
qualcosa di buono, gli facevano avere tanto nome fra' sanesi, cioè nella
plebe e nel volgo, perché i gentiluomini lo conoscevano da vantaggio, che
egli era tenuto appresso di molti grand'uomo. Per che, essendo fatto
generale de' monaci di Monte Oliveto fra' Domenico da Lecco lombardo, et
andandolo il Soddoma a visitare a Monte Oliveto di Chiusuri, luogo
principale di quella Relligione, lontano da Siena quindici miglia, seppe
tanto dire e persuadere, che gli fu dato a finire le storie della vita di San
Benedetto, delle quali aveva fatto parte in una facciata Luca Signorelli da
Cortona. La quale opera egli finì per assai piccol prezzo e per le spese che
ebbe egli et alcuni garzoni e pestacolori che gl'aiutarono, né si potrebbe
dire lo spasso che mentre lavorò in quel luogo ebbero di lui que' padri, che
lo chiamavano il Mattaccio, né le pazzie che vi fece. Ma tornando all'opera,
avendovi fatte alcune storie tirate via di pratica senza diligenza e
dolendosene il generale, disse il Mattaccio che lavorava a capricci e che il
suo pennello ballava secondo il suono de' danari e che, se voleva spender
più, gli bastava l'animo di far molto meglio; per che, avendogli promesso
quel generale di meglio volerlo pagare per l'avenire, fece Giovannantonio
tre storie che restavano a farsi ne' cantoni, con tanto più studio e diligenza
che non avea fatto l'altre, che riuscirono molto migliori. In una di queste è
quando S. Benedetto si parte da Norcia e dal padre e dalla madre per
andare a studiare a Roma: nella seconda, quando San Mauro e S. Placido
fanciulli gli sono dati et offerti a Dio dai padri loro, e nella terza quando i
Gotti ardono Monte Casino. In ultimo fece costui, per far dispetto al
generale et ai monaci, quando Fiorenzo prete e nimico di San Benedetto
condusse intorno al monasterio di quel sant'uomo molte meretrici a ballare
e cantare, per tentare la bontà di que' padri, nella quale storia il Soddoma,
che era così nel dipignere come nell'altre sue azzioni disonesto, fece un
ballo di femine ignude disonesto e brutto affatto; e perché non gli sarebbe
stato lasciato fare, mentre lo lavorò non volle mai che niuno de' monaci
vedesse. Scoperta dunque che fu questa storia, la voleva il generale gettar
per ogni modo a terra e levarla via, ma il Mattaccio, dopo molte ciance,
vedendo quel padre in collora, rivestì tutte le femine ignude di quell'opera
che è delle migliori che vi siano. Sotto le quali storie fece per ciascuna due
tondi, et in ciascuno un frate, per farvi il numero de' generali che aveva
avuto quella congregazione. E perché non aveva i ritratti naturali, fece il
Mattaccio il più delle teste a caso, et in alcune ritrasse de' frati vecchi che
allora erano in quel monasterio: tanto che venne a fare quella del detto fra'
Domenico da Lecco, che era allora generale come s'è detto, et il quale gli