Page 1195 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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palazzo di Trastevere in una sua camera principale, che risponde nella sala
grande, la storia d'Alessandro quando va a dormire con Rosana; nella quale
opera, oltre all'altre figure, vi fece un buon numero d'Amori, alcuni de' quali
dislacciano ad Alessandro la corazza, altri gli traggono gli stivali o vero
calzari, altri gli lievano l'elmo e la veste e le rassettano, altri spargono fiori
sopra il letto et altri fanno altri ufficii così fatti; e vicino al camino fece un
Vulcano, il quale fabbrica saette, che allora fu tenuta assai buona e lodata
opera. E se il Mattaccio, il quale aveva di bonissimi tratti et era molto
aiutato dalla natura, avesse atteso in quella disdetta di fortuna, come
averebbe fatto ogni altro, agli studii, averebbe fatto grandissimo frutto. Ma
egli ebbe sempre l'animo alle baie e lavorò a capricci, di niuna cosa
maggiormente curandosi che di vestire pomposamente, portando giuboni
di brocato, cappe tutte fregiate di tela d'oro, cuffioni ricchissimi, collane et
altre simili bagattelle e cose da buffoni e cantanbanchi, delle quali cose
Agostino, al quale piaceva quell'umore, n'aveva il maggiore spasso del
mondo.
Venuto poi a morte Giulio Secondo e creato Leon X, al quale piacevano
certe figure stratte e senza pensieri come era costui, n'ebbe il Mattaccio la
maggior allegrezza del mondo e massimamente volendo male a Giulio che
gl'aveva fatto quella vergogna. Per che, messosi a lavorare per farsi
cognoscere al nuovo Pontefice, fece in un quadro una Lucrezia romana
ignuda che si dava con un pugnale; e perché la fortuna ha cura de' matti et
aiuta alcuna volta gli spensierati, gli venne fatto un bellissimo corpo di
femina et una testa che spirava. La quale opera finita, per mezzo d'Agostin
Chigi che aveva stretta servitù col Papa, la donò a Sua Santità, dalla quale
fu fatto cavaliere e rimunerato di così bella pittura. Onde Giovan Antonio,
parendoli essere fatto grand'uomo, cominciò a non volere più lavorare, se
non quando era cacciato dalla necessità. Ma essendo andato Agostino per
alcuni suo' negozii a Siena et avendovi menato Giovan Antonio, nel
dimorare là fu forzato, essendo cavaliere senza entrate, mettersi a
dipignere, e così fece una tavola, dentrovi un Cristo deposto di croce, in
terra la Nostra Donna tramortita, et un uomo armato, che voltando le
spalle, mostra il dinanzi nel lustro d'una celata che è in terra, lucida come
uno specchio; la quale opera, che fu tenuta et è delle migliori che mai
facesse costui, fu posta in San Francesco a man destra entrando in chiesa.
Nel chiostro poi che è allato alla detta chiesa, fece in fresco Cristo battuto
alla colonna, con molti giudei d'intorno a Pilato e con un ordine di colonne
tirate in prospettiva a uso di cortine. Nella qual opera ritrasse Giovan
Antonio se stesso senza barba, cioè raso e con i capelli lunghi, come si
portavano allora. Fece non molto dopo al signor Iacopo Sesto di Piombino
alcuni quadri, e standosi con esso lui in detto luogo alcun'altre cose in tele,