Page 1237 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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dove sono più storie della vita di Nostra Donna, quella dove ell'è sposata,
che è molto bella, e dirimpetto a questa, quella di simile grandezza, in cui
sono le nozze di Cana Galilea, è di mano di Marco da Gra assai pratico
scultore. Nelle quali storie seguita ora di lavorare un molto studioso

giovane, chiamato Francesco Brambilari, il quale ne ha quasi che a fine
condotta una, nella quale gl'Apostoli ricevono lo Spirito Santo, che è cosa
bellissima. Ha oltre ciò fatto una gocciola di marmo tutta traforata e con un
gruppo di putti e fogliami stupendi, sopra la quale (che ha da essere posta

in Duomo) va una statua di marmo di papa Pio IIII de' Medici milanese. Ma
se in quel luogo fusse lo studio di quest'arti che è in Roma et in Firenze,
arebbono fatto e farebbono tuttavia questi valentuomini cose stupende. E
nel vero hanno al presente grand'obligo al cavaliere Leone Leoni aretino, il

quale, come si dirà, ha speso assai danari a tempo in condurre a Milano
molte cose antiche, formate di gesso per servizio suo e degl'altri artefici.

Ma tornando ai pittori milanesi, poiché Lionardo da Vinci vi ebbe lavorato il
cenacolo sopra detto, molti cercarono d'imitarlo, e questi furono Marco
Uggioni et altri, de' quali si è ragionato nella vita di lui. Et oltre quelli lo
imitò molto bene Cesare da Sesto, anch'egli milanese, e fece, più di quel

che s'è detto nella vita di Dosso, un gran quadro che è nelle case della
Zecca di Milano, dentro al quale, che è veramente copioso e bellissimo,
Cristo è battezzato da Giovanni. È anco di mano del medesimo del detto
luogo una testa d'una Erodiade con quella di San Giovanni Battista in un

bacino fatte con bellissimo artificio; e finalmente dipinse costui in San
Rocco fuor di porta Romana una tavola, dentrovi quel santo, molto
giovane, et alcuni quadri che son molto lodati.

Gaudenzio pittor milanese, il quale mentre visse si tenne valentuomo,
dipinse in San Celso la tavola dell'altar maggiore, et a fresco, in Santa
Maria delle Grazie in una capella, la Passione di Gesù Cristo in figure

quanto il vivo, con strane attitudini, e dopo fece sotto questa capella una
tavola a concorrenza di Tiziano, nella quale, ancor che egli molto si
persuadesse, non passò l'opere degl'altri che avevano in quel luogo

lavorato. Bernardino del Lupino, di cui si disse alcuna cosa poco di sopra,
dipinse già in Milano vicino a San Sepolcro la casa del signor Gianfrancesco
Rabbia, cioè la facciata, le loge, sale e camere, facendovi molte
trasformazioni d'Ovidio et altre favole con belle e buone figure e lavorate
dilicatamente; et al munisterio maggiore dipinse tutta la facciata grande

dell'altare con diverse storie, e similmente in una capella Cristo battuto alla
colonna e molte altre opere che tutte sono ragionevoli. E questo sia il fine
delle sopradette vite di diversi artefici lombardi.


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