Page 1239 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1239





monaci degl'Angeli di Firenze, in testa della viottola, che è dirimpetto alla
porta che va in detto orto, due figure a fresco a' piè d'un Crucifisso, cioè
San Benedetto e San Romualdo, et alcun'altre cose simili poco degne che
di loro si faccia alcuna memoria. Ma non fu poco, poiché non volle Davitte

attendere all'arte, che vi facesse attendere con ogni studio e per quella
incaminasse Ridolfo, figliuolo di Domenico e suo nipote; conciò fusse che,
essendo costui, il quale era a custodia di Davitte, giovinetto di
bell'ingegno, fugli messo a esercitare la pittura e datogli ogni commodità di

studiare dal zio, il quale si pentì tardi di non avere egli studiatola, ma
consumato il tempo dietro al musaico.

Fece Davit sopra un grosso quadro di noce, per mandarla al re di Francia,
una Madonna di musaico con alcuni Angeli attorno, che fu molto lodata; e
dimorando a Montaione, castello di Valdelsa, per aver quivi commodità di
vetri, di legnami e di fornaci, vi fece molte cose di vetri e musaici, e

particolarmente alcuni vasi che furono donati al Magnifico Lorenzo Vecchio
de' Medici, e tre teste, cioè di San Piero e San Lorenzo e quella di Giuliano
de' Medici in una tegghia di rame, le quali son oggi in guardaroba del Duca.
Rifoldo intanto, disegnando al cartone di Michelagnolo, era tenuto de'

migliori disegnatori che vi fussero e perciò molto amato da ognuno, e
particolarmente da Raffaello Sanzio da Urbino, che in quel tempo, essendo
anch'egli giovane di gran nome, dimorava in Fiorenza, come s'è detto, per
imparare l'arte.

Dopo aver Ridolfo studiato al detto cartone, fatto che ebbe buona pratica

nella pittura sotto fra' Bartolomeo di San Marco, ne sapea già tanto, a
giudizio de' migliori, che dovendo Raffaello andare a Roma, chiamato da
papa Giulio Secondo, gli lasciò a finire il panno azzurro et altre poche cose
che mancavano al quadro d'una Madonna che egli avea fatta per alcuni
gentiluomini sanesi, il qual quadro, finito che ebbe Ridolfo con molta

diligenza, lo mandò a Siena. E non fu molto dimorato Raffaello a Roma,
che cercò per molte vie di condurre là Ridolfo, ma non avendo mai perduta
colui la cupola di veduta (come si dice), né sapendosi arrecare a vivere

fuor di Fiorenza, non accettò mai partito che diverso o contrario al suo
vivere di Firenze gli fusse proposto.
Dipinse Ridolfo nel monasterio delle monache di Ripoli due tavole a olio: in

una la coronazione di Nostra Donna e nell'altra una Madonna in mezzo a
certi Santi; nella chiesa di San Gallo fece in una tavola Cristo che porta la
croce, con buon numero di soldati e la Madonna et altre Marie che

piangono insieme con Giovanni, mentre Veronica porge il sudario a esso
Cristo, con prontezza e vivacità. La quale opera, in cui sono molte teste
bellissime, ritratte dal vivo e fatte con amore, acquistò gran nome a
   1234   1235   1236   1237   1238   1239   1240   1241   1242   1243   1244