Page 1251 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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maniera stentata et a fare ogni cosa che mettevano in opera con ritratti
tolti dal vivo, come non risoluti non le lodavano interamente, né si
mettevano, non ne bastando per aventura loro l'animo, ad imitarle.
Essendo poi tornato Giovanni a Roma, fece nella loggia d'Agostino Chigii, la

quale avea dipinta Raffaello e l'andava tuttavia conducendo a fine, un
ricinto di festoni grossi a torno a torno agli spigoli e quadrature di quella
volta, facendovi stagione per istagione di tutte le sorti frutte, fiori e foglie
con tanto artifizio lavorate, che ogni cosa vi si vede viva e staccata dal

muro e naturalissima. E sono tante le varie maniere di frutte e biade che in
quell'opera si veggiono, che per non raccontarle a una a una, dirò solo che
vi sono tutte quelle che in queste nostre parti ha mai prodotto la natura.
Sopra la figura d'un Mercurio che vola ha finto per Priapo una zucca,

attraversata da vilucchi, che ha per testicoli due petronciani, e vicino al
fiore di quella ha finto una ciocca di fichi brugiotti grossi dentro a uno de'
quali, aperto e troppo fatto, entra la punta della zucca col fiore; il quale
capriccio è espresso con tanta grazia, che più non si può alcuno imaginare.

Ma che più? per finirla, ardisco d'affermare che Giovanni in questo genere
di pitture ha passato tutti coloro che in simili cose hanno meglio imitata la
natura, perciò che oltre all'altre cose, insino i fiori del sambuco, del
finocchio e dell'altre cose minori vi sono veramente stupendissimi. Vi si

vede similmente gran copia d'animali fatti nelle lunette che sono
circondate da questi festoni, et alcuni putti che tengono in mano i segni
degli dèi, ma fra gl'altri un leone et un cavallo marino, per essere bellissimi
scorti, sono tenuti cosa divina.

Finita quest'opera veramente singolare fece Giovanni in Castel Sant'Agnolo
una stufa bellissima, e nel palazzo del papa, oltre alle già dette, molte

altre minuzie che per brevità si lasciano. Morto poi Raffaello, la cui perdita
dolse molto a Giovanni, e così anco mancato papa Leone, per non avere
più luogo in Roma l'arti del disegno, né altra virtù, si trattenne esso
Giovanni molti mesi alla vigna del detto cardinale de' Medici in alcune cose

di poco valore, e nella venuta a Roma di papa Adriano non fece altro che le
bandiere minori del castello, le quali egli al tempo di papa Leone avea due
volte rinovate, insieme con lo stendardo grande che sta in cima dell'ultimo
torrione. Fece anco quattro bandiere quadre quando dal detto papa

Adriano fu canonizzato santo il beato Antonino arcivescovo di Fiorenza e
Sant'Uberto stato vescovo di non so quale città di Fiandra; de' quali
stendardi, uno, nel quale è la figura di detto Santo Antonino, fu dato alla
chiesa di San Marco di Firenze, dove riposa il corpo di quel Santo; un altro,

dentro al quale è il detto Sant'Uberto, fu posto in Santa Maria de Anima,
chiesa de' tedeschi in Roma, e gl'altri due furono mandati in Fiandra.
Essendo poi creato sommo pontefice Clemente Settimo, col quale aveva
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