Page 1260 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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delle cose d'altri si dee fare per sì fatta maniera, che non si conosca così
agevolmente. Si accorse dunque tardi Battista d'aver perduto tempo fuor di
bisogno dietro alle minuzie di muscoli et al disegnare con troppa diligenza,
non tenendo conto dell'altre parti dell'arte.
Finita quest'opera, che gli fu poco lodata, si condusse Battista, per mezzo
di Bartolomeo Genga, a' servigi del duca d'Urbino, per dipignere nella
chiesa e capella, che è unita col palazzo d'Urbino, una grandissima volta. E
là giunto, si diede subito senza pensare altro a fare i disegni secondo
l'invenzione di quell'opera e senza fare altro spartimento. E così a
imitazione del Giudizio del Buonarroto, figurò in un cielo la gloria de' Santi,
sparsi per quella volta sopra certe nuvole, e con tutti i cori degl'angeli
intorno a una Nostra Donna, la quale, essendo assunta in cielo, è aspettata
da Cristo in atto di coronarla, mentre stanno partiti in diversi mucchi i
patriarchi, i profeti, le sibille, gl'apostoli, i martiri, i confessori e le vergini,
le quali figure in diverse attitudini mostrano rallegrarsi della venuta di essa
Vergine gloriosa. La quale invenzione sarebbe stata certamente grande
occasione a Battista di mostrarsi valentuomo, se egli avesse preso miglior
via, non solo di farsi pratico ne' colori a fresco, ma di governarsi con miglior
ordine e giudizio in tutte le cose, che egli non fece. Ma egli usò in
quest'opera il medesimo modo di fare che nell'altre sue, perciò che fece
sempre le medesime figure, le medesime effigie, i medesimi panni e le
medesime membra; oltreché il colorito fu senza vaghezza alcuna et ogni
cosa fatta con difficultà e stentata. Laonde, finita del tutto, rimasero poco
sodisfatti il duca Guidobaldo, il Genga e tutti gl'altri che da costui
aspettavano gran cose e simili al bel disegno che egli mostrò loro da
principio. E nel vero per fare un bel disegno Battista non avea pari e si
potea dir valente uomo. La qual cosa conoscendo quel Duca e pensando
che i suoi disegni, messi in opera da coloro che lavoravano
eccellentemente vasi di terra a Castel Durante, i quali si erano molto
serviti delle stampe di Raffaello da Urbino e di quelle d'altri valentuomini,
riuscirebbono benissimo, fece fare a Battista infiniti disegni, che messi in
opera in quella sorte di terra gentilissima sopra tutte l'altre d'Italia,
riuscirono cosa rara. Onde ne furono fatti tanti e di tante sorte vasi, quanti
sarebbono bastati e stati orrevoli in una credenza reale, e le pitture che in
essi furono fatte non sarebbono state migliori, quando fussero state fatte a
olio da eccellentissimi maestri. Di questi vasi adunque, che molto
rassomigliano, quanto alla qualità della terra, quell'antica che in Arezzo si
lavorava anticamente al tempo di Porsena re di Toscana, mandò il detto
duca Guidobaldo una credenza doppia a Carlo Quinto imperadore et una al
cardinal Farnese, fratello della signora Vettoria sua consorte. E devemo
sapere che di questa sorte pitture in vasi non ebbono, per quanto si può