Page 1261 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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giudicare, i romani; perciò che i vasi che si sono trovati di que' tempi pieni
delle ceneri de' loro morti o in altro modo sono pieni di figure graffiate e
campite d'un colore solo in qualche parte, o nero, o rosso, o bianco e non
mai con lustro d'invetriato, né con quella vaghezza e varietà di pitture che
si sono vedute e veggiono a' tempi nostri; né si può dire che se forse
l'avevano, sono state consumate le pitture dal tempo e dallo stare
sotterrate, però che veggiamo queste nostre diffendersi da tutte le
malignità del tempo e da ogni cosa; onde starebbono per modo di dire
quattromil'anni sotto terra, che non si guasterebbono le pitture. Ma ancora
che di sì fatti vasi e pitture si lavori per tutta Italia, le migliori terre e più
belle nondimeno sono quelle che si fanno, come ho detto, a Castel
Durante, terra dello stato d'Urbino, e quelle di Faenza, che per lo più che
migliori, sono bianchissime e con poche pitture e quelle nel mezzo o
intorno, ma vaghe e gentili affatto.
Ma tornando a Battista, nelle nozze che poi si fecero in Urbino del detto
signor Duca e signora Vettoria Farnese, egli, aiutato da' suoi giovani, fece
negl'archi ordinati dal Genga, il quale fu capo di quell'apparato, tutte le
storie di pitture che vi andarono, ma perché il Duca dubitava che Battista
non avesse finito a tempo, essendo l'impresa grande, mandò per Giorgio
Vasari, che allora faceva in Arimini ai monaci bianchi di Scolca olivetani una
capella grande a fresco e la tavola dell'altare maggiore a olio, acciò che
andasse ad aiutare in quell'apparato il Genga e Battista. Ma sentendosi il
Vasari indisposto, fece sua scusa con sua eccellenza e le scrisse che non
dubitasse, perciò che era la virtù e sapere di Battista tale, che arebbe,
come poi fu vero, a tempo finito ogni cosa. Et andando poi, finite l'opere
d'Arimini, in persona a fare scusa et a visitare quel Duca, sua eccellenza gli
fece vedere, perché la stimasse, la detta capella stata dipinta da Battista,
la quale molto lodò il Vasari e raccomandò la virtù di colui che fu
largamente sodisfatto dalla molta benignità di quel signore. Ma è ben vero
che Battista allora non era in Urbino, ma in Roma, dove attendeva a
disegnare non solo le statue, ma tutte le cose antiche di quella città per
farne, come fece, un gran libro che fu opera lodevole.
Mentre adunque che attendeva Battista a disegnare in Roma, Messer
Giovann'Andrea dall'Anguillara, uomo in alcuna sorte di poesie veramente
raro, avea fatto una compagnia di diversi begl'ingegni e facea fare nella
maggior sala di Santo Apostolo una ricchissima scena et apparato per
recitare comedie di diversi autori a gentiluomini, signori e gran personaggi,
et aveva fatti fare gradi per diverse sorti di spettatori, e per i cardinali et
altri gran prelati, accommodate alcune stanze donde per gelosie potevano
senza esser veduti, vedere et udire. E perché nella detta compagnia erano
pittori, architetti, scultori et uomini che avevano a recitare e fare altri