Page 131 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 131
Camaldoli.
Ma la più bella, la più ingegnosa e più capricciosa architettura che facesse
mai Nicola, fu il campanile di S. Nicola di Pisa, dove stanno frati di S.
Agostino: perciò che egli è di fuori a otto facce e dentro tondo, con scale
che girando a chiocciola vanno insino in cima, e lasciano dentro il vano del
mezzo libero et a guisa di pozzo, e sopra ogni quattro scaglioni sono
colonne che hanno gli archi zoppi, e che girano intorno intorno; onde
posando la salita della volta sopra i detti archi, si va in modo salendo
insino in cima, che chi è in terra vede sempre tutti quelli che sagliono,
coloro che sagliono veggion coloro che sono in terra, e quei che sono a
mezzo veggono gli uni e gli altri, cioè quei che sono di sopra e quei che
sono a basso. La quale capricciosa invenzione fu poi con miglior modo e più
giuste misure e con più ornamento messa in opera da Bramante architetto
a Roma in Belvedere per papa Giulio Secondo, e da Antonio da S. Gallo nel
pozzo che è a Orvieto d'ordine di papa Clemente Settimo, come si dirà
quando fia tempo.
Ma tornando a Nicola, il quale fu non meno eccellente scultore che
architettore, egli fece nella facciata della chiesa di S. Martino in Lucca,
sotto il portico che è sopra la porta minore a man manca entrando in
chiesa, dove si vede un Cristo deposto di croce, una storia di marmo di
mezzo rilievo tutta piena di figure fatte con molta diligenza, avendo
traforato il marmo e finito il tutto di maniera, che diede speranza a coloro
che prima facevano l'arte con stento grandissimo, che tosto doveva venire
chi le porgerebbe con più facilità migliore aiuto.
Il medesimo Nicola diede l'anno 1240 il disegno della chiesa di S. Jacopo di
Pistoia, e vi mise a lavorare di musaico alcuni maestri toscani i quali
feciono la volta della nicchia, la quale, ancor che in que' tempi fusse tenuta
così dificile e di molta spesa, noi più tosto muove oggi a riso et a
compassione che a maraviglia; e tanto più che cotale disordine, il quale
procedeva dal poco disegno, era non solo in Toscana, ma per tutta Italia,
dove molte fabriche et altre cose che si lavoravano senza modo e senza
disegno, fanno conoscere non meno la povertà degli ingegni loro, che le
smisurate ricchezze male spese dagli uomini di quei tempi, per non avere
avuto maestri che con buona maniera conducessino loro alcuna cosa che
facessero.
Nicola, dunque, per l'opere che faceva di scultura e d'architettura andava
sempre acquistando miglior nome, che non faccevano gli scultori et
architetti che allora lavoravano in Romagna; come si può vedere in S.
Ipolito e S. Giovanni di Faenza, nel Duomo di Ravenna, in S. Francesco, e
nelle case de' Traversari e nella chiesa di Porto, et in Arimini nell'abitazione