Page 132 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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del Palazzo Publico, nelle case de' Malatesti, et in altre fabriche, le quali
sono molto peggiori che gl'edifizii vecchi fatti ne' medesimi tempi in
Toscana. E quello che si è detto di Romagna, si può dire anco con verità
d'una parte di Lombardia. Veggiasi il Duomo di Ferrara e l'altre fabriche

fatte dal marchese Azzo, e si conoscerà così essere il vero, e quanto siano
differenti dal Santo di Padova, fatto col modello di Nicola, e dalla chiesa de'
frati minori in Venezia, fabriche amendue magnifiche et onorate.

Molti nel tempo di Nicola, mossi da lodevole invidia, si missero con più
studio alla scultura che per avanti fatto non avevano, e particolarmente in
Milano, dove concorsero alla fabrica del Duomo molti lombardi e tedeschi,

che poi si sparsero per Italia per le discordie che nacquero fra i Milanesi e
Federigo imperatore. E così cominciando questi artefici a gareggiare fra
loro, così nei marmi come nelle fabriche, trovarono qualche poco di buono.

Il medesimo accadde in Firenze, poi che furono vedute l'opere d'Arnolfo e
di Nicola, il quale, mentre che si fabricava col suo disegno in su la piazza di

S. Giovanni la chiesetta della Misericordia, vi fece di sua mano in marmo
una Nostra Donna, un S. Domenico e un altro Santo che la mettono in
mezzo, sì come si può anco veder nella facciata di fuori di detta chiesa.

Avendo al tempo di Nicola cominciato i Fiorentini a gettare per terra molte
torri già state fatte di maniera barbara per tutta la città, perché meno
venissero i popoli, mediante quelle, offesi nelle zuffe che spesso fra Guelfi

e Ghibellini si facevano, o perché fusse maggior sicurtà del pubblico, li
pareva che dovesse esser molto difficile il rovinare la torre del
Guardamorto, la quale era in su la piazza di S. Giovanni, per avere fatto le
mura così gran presa, che non se ne poteva levare con i picconi, e tanto
più essendo altissima; per che facendo Nicola tagliar la torre da' piedi da

uno de' lati, e fermatala con puntelli corti un braccio e mezzo, e poi dato
lor fuoco, consumati che furono i puntelli, rovinò e si disfece da sé quasi
tutta: il che fu tenuto cosa tanto ingegnosa et utile per cotali affari, che è

poi passata di maniera in uso, che quando bisogna, con questo facilissimo
modo si rovina in poco tempo ogni edifizio.

Si trovò Nicola alla prima fondazione del Duomo di Siena, e disegnò il
tempio di S. Giovanni nella medesima città; poi tornato in Firenze l'anno
medesimo che tornarono i Guelfi, disegnò la chiesa di S. Trinita, et il
monasterio delle donne di Faenza oggi rovinato per fare la Cittadella.

Essendo poi richiamato a Napoli, per non lasciar le faccende di Toscana, vi
mandò Maglione suo creato, scultore et architetto, il quale fece poi al
tempo di Currado la chiesa di S. Lorenzo di Napoli, finì parte del Piscopio, e
vi fece alcune sepolture, nelle quali immitò forte la maniera di Nicola suo

maestro.
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