Page 133 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Nicola, intanto, essendo chiamato dai Volterrani l'anno 1254 che vennono
sotto i Fiorentini, perché accrescesse il Duomo loro che era piccolo, egli lo
ridusse, ancor che storto molto, a miglior forma e lo fece più magnifico che
non era prima. Poi ritornato finalmente a Pisa, fece il pergamo di S.

Giovanni di marmo, ponendovi ogni diligenza per lasciare di sé memoria
alla patria; e fra l'altre cose intagliando in essa il Giudicio Universale, vi
fece molte figure, se non con perfetto disegno, almeno con pacienza e
diligenza infinita, come si può vedere; e perché gli parve, come era vero,

aver fatto opera degna di lode, v'intagliò a' piè questi versi:


Anno milleno bis centum bisque trideno

hoc opus insigne sculpsit Nicola Pisanus.



I Sanesi mossi dalla fama di quest'opera, che piacque molto non solo a'
Pisani ma a chiunque la vide, allogarono a Nicola il pergamo del loro
Duomo, dove si canta l'Evangelio, essendo pretore Guglielmo Mariscotti:
nel quale fece Nicola molte storie di Gesù Cristo con molta sua lode, per le

figure che vi sono lavorate e con molta difficultà spiccate intorno intorno
dal marmo.

Fece similmente Nicola il disegno della chiesa e convento di S. Domenico
d'Arezzo ai signori di Pietramala che lo edificarono, et ai preghi del vescovo
degli Ubertini restaurò la Pieve di Cortona, e fondò la chiesa di S.

Margherita pe' frati di S. Francesco in sul più alto luogo di quella città.
Onde crescendo per tante opere sempre più la fama di Nicola, fu l'anno
1267 chiamato da papa Clemente Quarto a Viterbo, dove, oltre a molte

altre cose, restaurò la chiesa e convento de' frati Predicatori. Da Viterbo
andò a Napoli al re Carlo Primo, il quale avendo rotto e morto nel pian di
Tagliacozzo Curradino, fece far in quel luogo una chiesa e Badia

ricchissima, e sepellire in essa l'infinito numero de' corpi morti in quella
giornata, ordinando appresso che da molti monaci fusse giorno e notte
pregato per l'anime loro. Nella qual fabrica restò in modo sodisfatto il re
Carlo dell'opera di Nicola, che l'onorò e premiò grandemente.

Da Napoli tornando in Toscana si fermò Nicola alla fabbrica di S. Maria
d'Orvieto, e lavorandovi in compagnia d'alcuni tedeschi, vi fece di marmo

per la facciata dinanzi di quella chiesa alcune figure tonde, e
particolarmente due storie del Giudizio Universale, et in esse il Paradiso e
l'Inferno. E sì come si forzò di fare nel Paradiso, della maggior bellezza che
seppe, l'anime de' beati ne' loro corpi ritornate, così nell'Inferno fece le più

strane forme di diavoli che si possino vedere, intentissime al tormentar
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