Page 135 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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messovi mano, con l'aiuto di alcuni suoi giovani, condusse i molti
ornamenti di quell'oratorio a quella perfezzione che oggi si vede; la quale
opera, per quello che si può giudicare, dovette esser in que' tempi tenuta
miracolosa, e tanto più avendovi fatto in una figura il ritratto di Nicola, di
naturale, come seppe meglio. Veduto ciò i Pisani, i quali molto inanzi
avevano avuto ragionamento e voglia di fare un luogo per le sepolture di
tutti gli abitatori della città, così nobili come plebei, o per non empiere il
Duomo di sepolture o per altra cagione, diedero cura a Giovanni di fare
l'edifizio di Camposanto, che è in su la piazza del Duomo verso le mura.
Onde egli con buon disegno e con molto giudizio, lo fece in quella maniera
e con quelli ornamenti di marmo e di quella grandezza che si vede. E
perché non si guardò a spesa nessuna, fu fatta la coperta di piombo; e
fuori della porta principale si veggiono nel marmo intagliate queste parole:
Anno Domini MCCLXXVIII. tempore Domini Federigi Archiepiscopi Pisani, et
Domini Terlatti potestatis, Operario Orlando Sardella, Ioanne magistro
aedificante.
Finita quest'opera, l'anno medesimo 1283 andò Giovanni a Napoli, dove per
lo re Carlo fece il Castel Nuovo di Napoli; e per allargarsi e farlo più forte,
fu forzato a rovinare molte case e chiese, e particolarmente un convento di
frati di S. Francesco, che poi fu rifatto maggiore e più magnifico assai che
non era prima, lontano dal castello e col titolo di Santa Maria della Nuova.
Le quali fabriche cominciate e tirate assai bene inanzi, si partì Giovanni di
Napoli per tornarsene in Toscana; ma giunto a Siena, senza esser lasciato
passare più oltre, gli fu fatto fare il modello della facciata del Duomo di
quella città, e poi con esso fu fatta la detta facciata ricca e magnifica
molto.
L'anno poi 1286, fabbricandosi il Vescovado d'Arezzo col disegno di
Margaritone architetto aretino, fu condotto da Siena in Arezzo Giovanni da
Guglielmino Ubertini vescovo di quella città, dove fece di marmo la tavola
dell'altar maggiore, tutta piena d'intagli di figure, di fogliami et altri
ornamenti, scompartendo per tutta l'opera alcune cose di musaico sottile e
smalti posti sopra piastre d'argento commesse nel marmo con molta
diligenza. Nel mezzo è una Nostra Donna col Figliuolo in collo, e dall'uno
de' lati S. Gregorio papa (il cui volto è il ritratto al naturale di papa Onorio
Quarto) e dall'altro un S. Donato vescovo di quella città e protettore, il cui
corpo con quelli di S. Antilia e d'altri Santi è sotto l'istesso altare riposto. E
perché il detto altare è isolato, intorno e dagli lati sono storie picciole di
basso rilievo della vita di S. Donato, et il finimento di tutta l'opera sono
alcuni tabernacoli pieni di figure tonde di marmo, lavorate molto
sottilmente. Nel petto della Madonna detta, è la forma d'un castone d'oro,