Page 134 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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l'anime dannate. Nella quale opera non che i tedeschi che quivi lavoravano,
ma superò se stesso con molta sua lode. E perché vi fece gran numero di
figure, e vi durò molta fatica, è stato, non che altro, lodato insino a' tempi
nostri da chi non ha avuto più giudicio che tanto nella scultura.

Ebbe fra gli altri Nicola un figliuolo chiamato Giovanni, il quale perché
seguitò sempre il padre e sotto la disciplina di lui attese alla scultura et

all'architettura, in pochi anni divenne non solo eguale al padre, ma in
alcuna cosa superiore; onde, essendo già vecchio Nicola, si ritirò in Pisa, e
lì vivendo quietamente, lasciava d'ogni cosa il governo al figliuolo. Essendo
dunque morto in Perugia papa Urbano Quarto fu mandato per Giovanni, il

quale andato là fece la sepoltura di quel Pontefice, di marmo, la quale
insieme con quella di papa Martino IIII fu poi gettata per terra, quando i
Perugini aggrandirono il loro Vescovado, di modo che se ne veggiono
solamente alcune reliquie sparse per la chiesa.

E avendo nel medesimo tempo i Perugini dal monte di Pacciano, lontano

due miglia dalla città, condotto per canali di piombo un'acqua grossissima,
mediante l'ingegno et industria d'un frate de' Silvestrini, fu dato a far a
Giovanni Pisano tutti gli ornamenti della fonte, così di bronzo come di
marmi, onde egli vi mise mano; fece tre ordini di vasi, due di marmo et
uno di bronzo: il primo è posto sopra dodici gradi di scalee a dodici facce,

l'altro sopra alcune colonne che posano in sul piano del primo vaso, cioè
nel mezzo, et il terzo che è di bronzo, posa sopra tre figure et ha nel mezzo
alcuni grifoni pur di bronzo che versano acqua da tutte le bande. E perché

a Giovanni parve avere molto bene in quel lavoro operato, vi pose il nome
suo. Circa l'anno 1560 essendo gli archi e i condotti di questa fonte, la
quale costò centosessantamila ducati d'oro, guasti in gran parte e rovinati,
Vincenzio Danti perugino scultore, e con sua non piccola lode, senza rifar
gli archi, il che sarebbe stato di grandissima spesa, ricondusse molto

ingegnosamente l'acqua alla detta fonte nel modo che era prima.

Finita quest'opera, desideroso Giovanni di riveder il padre vecchio et
indisposto, si partì di Perugia per tornarsene a Pisa; ma passando per
Firenze, gli fu forza fermarsi, per adoperarsi insieme con altri all'opera delle
mulina d'Arno, che si facevano da S. Gregorio appresso la piazza de' Mozzi.
Ma finalmente avendo avuto nuove che Nicola suo padre era morto, se

n'andò a Pisa, dove fu per la virtù sua da tutta la città con molto onore
ricevuto, rallegrandosi ognuno che dopo la perdita di Nicola, fusse di lui
rimaso Giovanni erede così delle virtù, come delle facultà sue.

E venuta occasione di far pruova di lui, non fu punto ingannata la loro
opinione; perché avendosi a fare alcune cose nella picciola ma ornatissima

chiesa di Santa Maria della Spina, furono date a fare a Giovanni, il quale
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