Page 1396 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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sepoltura e che se ne stava in Fiorenza a' suoi piaceri, e lo minacciò
malamente che se non vi attendeva lo farebbe capitare male. Giunto a
Roma papa Clemente, che se ne voleva servire, lo consigliò che facessi
conto cogli agenti del Duca, ché pensava che a quel che gli aveva fatto

fussi più tosto creditore che debitore; la cosa restò così. E ragionando
insieme di molte cose, si risolsero di finire affatto la sagrestia e libreria
nuova di S. Lorenzo di Fiorenza. Laonde, partitosi di Roma, e' voltò la
cupola che vi si vede, la quale di vario componimento fece lavorare, et al

Piloto orefice fece fare una palla a settantadue facce che è bellissima.
Accadde mentre che e' la voltava, che fu domandato da alcuni suoi amici:
"Michelagnolo, voi doverete molto variare la vostra lanterna da quella di
Filippo Bruneleschi", et egli rispose loro: "Egli si può ben variare, ma

migliorare no".
Fecevi dentro quattro sepolture per ornamento nelle facce, per li corpi de'

padri de' due papi, Lorenzo vecchio e Giuliano suo fratello, e per Giuliano
fratello di Leone e per Lorenzo suo nipote. E perché egli la volse fare ad
imitazione della sagrestia vecchia, che Filippo Brunelleschi aveva fatto, ma
con altro ordine di ornamenti, vi fece dentro uno ornamento composito, nel

più vario e più nuovo modo che per tempo alcuno gli antichi et i moderni
maestri abbino potuto operare; perché nella novità di sì belle cornici,
capitegli e base, porte, tabernacoli e sepolture, fece assai diverso da quello
che di misura, ordine e regola facevano gli uomini secondo il comune uso e

secondo Vitruvio e le antichità, per non volere a quello agiugnere. La quale
licenzia ha dato grande animo a quelli che hanno veduto il far suo di
mettersi a imitarlo, e nuove fantasie si sono vedute poi alla grottesca più
tosto che a ragione o regola, a' loro ornamenti. Onde gli artefici gli hanno

infinito e perpetuo obligo, avendo egli rotti i lacci e le catene delle cose,
che per via d'una strada comune eglino di continuo operavano. Ma poi lo
mostrò meglio e volse far conoscere tal cosa nella libreria di San Lorenzo
nel medesimo luogo, nel bel partimento delle finestre, nello spartimento

del palco e nella maravigliosa entrata di quel ricetto. Né si vidde mai grazia
più risoluta nel tutto e nelle parti come nelle mensole, ne' tabernacoli e
nelle cornici, né scala più comoda: nella quale fece tanto bizzarre rotture di
scaglioni e variò tanto da la comune usanza delli altri, che ogni uno se ne

stupì. Mandò in quello tempo Pietro Urbano pistolese suo creato a Roma a
mettere in opera un Cristo ignudo che tiene la croce, il quale è una figura
mirabilissima, che fu posto nella Minerva allato alla cappella maggiore per
Messer Antonio Metelli. Seguì intorno a questo tempo il Sacco di Roma, la

cacciata de' Medici di Firenze, nel qual mutamento disegnando chi
governava rifortificare quella città, feciono Michelagnolo sopra tutte le
fortificazioni commessario generale. Dove in più luoghi disegnò e fece
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