Page 1482 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1482





Ipolito de' Medici, Tiziano, per mezzo di Pietro Aretino, chiamato là, dove
fece un bellissimo ritratto di sua maestà tutto armato che tanto piacque,
che gli fece donare mille scudi, de' quali bisognò che poi desse la metà ad
Alfonso Lombardi scultore, che avea fatto un modello, per farlo di marmo,

come si disse nella sua vita.
Tornato Tiziano a Vinezia, trovò che molti gentiluomini, i quali avevano

tolto a favorire il Pordenone, lodando molto l'opere da lui state fatte nel
palco della sala de' Pregai et altrove, gli avevano fatto allogare nella
chiesa di San Giovanni elemosinario una tavoletta acciò che egli la facesse
a concorrenza di Tiziano, il quale nel medesimo luogo aveva poco innanzi

dipinto il detto San Giovanni elemosinario in abito di vescovo. Ma per
diligenza che in detta tavola ponesse il Pordenone, non poté paragonare,
né giugnere a gran pezzo all'opera di Tiziano, il quale poi fece per la chiesa
di Santa Maria degl'Angeli a Murano una bellissima tavola d'una Nunziata.

Ma non volendo quelli che l'avea fatta fare spendervi cinquecento scudi,
come ne voleva Tiziano, egli la mandò per consiglio di Messer Piero Aretino
a donare al detto imperatore Carlo Quinto, che gli fece, piacendogli
infinitamente quell'opera, un presente di duemila scudi, e dove aveva a

essere posta la detta pittura ne fu messa in suo cambio una di mano del
Pordenone. Né passò molto, che tornando Carlo Quinto a Bologna per
abboccarsi con papa Clemente quando venne con l'esercito d'Ungheria,
volle di nuovo essere ritratto da Tiziano, il quale ritrasse ancora prima che

partisse di Bologna il detto cardinale Ipolito de' Medici, con abito
all'ungheresca, et in un altro quadro più piccolo il medesimo tutto armato; i
quali ambidue sono oggi nella guardaroba del duca Cosimo. Ritrasse in
quel medesimo tempo il marchese del Vasto, Alfonso Davalos, et il detto

Pietro Aretino, il quale gli fece allora pigliare servitù et amicizia con
Federigo Gonzaga, duca di Mantoa; col quale andato Tiziano al suo stato,
lo ritrasse che par vivo, e dopo il cardinale suo fratello. E questi finiti, per
ornamento d'una stanza, fra quelle di Giulio Romano, fece dodici teste dal

mezzo in su de' dodici cesari molto belle, sotto ciascuna delle quali fece poi
Giulio detto una storia de' fatti loro.

Ha fatto Tiziano in Cador sua patria una tavola, dentro la quale è una
Nostra Donna e San Tiziano vescovo, et egli stesso ritratto ginocchioni.
L'anno che papa Paulo Terzo andò a Bologna e di lì a Ferrara, Tiziano
andato alla corte ritrasse il detto Papa, che fu opera bellissima, e da quello

un altro al cardinale Santa Fiore; i quali ambidue, che gli furono molto
bene pagati dal Papa, sono in Roma, uno nella guardaroba del cardinale
Farnese e l'altro appresso gl'eredi di detto cardinale Santa Fiore. E da

questi poi ne sono state cavate molte copie, che sono sparse per Italia.
Ritrasse anco quasi ne' medesimi tempi Francesco Maria duca d'Urbino, che
   1477   1478   1479   1480   1481   1482   1483   1484   1485   1486   1487