Page 1555 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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tondo e basso rilievo e tutte altre opere di quel mestiero: legò gioie et
adornò di castoni maravigliosi, con figurine tanto ben fatte et alcuna volta
tanto bizzarre e capricciose, che non si può, né più, né meglio imaginare.
Le medaglie ancora, che in sua gioventù fece d'oro e d'argento, furono
condotte con incredibile diligenza, né si possono tanto lodare che basti.
Fece in Roma a papa Clemente Settimo un bottone da piviale bellissimo
accomodandovi ottimamente una punta di diamante intornata da alcuni
putti fatti di piastra d'oro et un Dio Padre mirabilmente lavorato, onde oltre
al pagamento ebbe in dono da quel Papa l'ufizio d'una mazza.
Essendogli poi dal medesimo Pontefice dato a fare un calice d'oro, la coppa
del quale dovea esser retta da figure rappresentanti le Virtù teologiche, lo
condusse assai vicino al fine con artifizio maravigliosissimo. Ne' medesimi
tempi non fu chi facesse meglio, fra molti che si provarono, le medaglie di
quel Papa di lui, come ben sanno coloro che le videro e n'hanno. E perché
ebbe per queste cagioni cura di fare i conii della Zecca di Roma, non sono
mai state vedute più belle monete di quelle che allora furono stampate in
Roma. E perciò dopo la morte di Clemente, tornato Benvenuto a Firenze,
fece similmente i conii con la testa del duca Alessandro per le monete per
la Zecca di Firenze, così belli e con tanta diligenza, che alcune di esse si
serbano oggi come bellissime medaglie antiche e meritamente, perciò che
in queste vinse se stesso. Datosi finalmente Benvenuto alla scultura et al
fare di getto, fece in Francia molte cose di bronzo, d'argento e d'oro
mentre stette al servizio del re Francesco in quel regno. Tornato poi alla
patria e messosi al servizio del duca Cosimo, fu prima adoperato in alcune
cose da orefice, et in ultimo datogli a fare alcune cose di scultura, onde
condusse di metallo la statua del Perseo, che ha tagliata la testa a
Medusa, la quale è in piazza del Duca vicina alla porta del palazzo del
Duca, sopra una basa di marmo con alcune figure di bronzo bellissime alte
circa un braccio et un terzo l'una, la quale tutta opera fu condotta
veramente con quanto studio e diligenza si può maggiore a perfezzione e
posta in detto luogo degnamente a paragone della Iudit di mano di
Donato, così famoso e celebrato scultore. E certo fu maraviglia, che
essendosi Benvenuto esercitato tanti anni in far figure piccole, ci condusse
poi con tanta eccellenza una statua così grande.
Il medesimo ha fatto un Crucifisso di marmo tutto tondo e grande quanto il
vivo, che per simile è la più rara e bella scultura che si possa vedere. Onde
lo tiene il signor Duca, come cosa a sé carissima, nel palazzo de' Pitti, per
collocarlo alla cappella o vero chiesetta che fa in detto luogo, la qual
chiesetta non poteva a questi tempi avere altra cosa più di sé e di sì gran
prencipe; et insomma non si può quest'opera tanto lodare, che basti.