Page 1571 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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tavola, e facciata di San Rocco con l'ornamento, mi andava mettendo a
ordine per andare a Roma, quando per mezzo di Messer Giovanni Pollastra,
come Dio volle (al quale sempre mi sono raccomandato e del quale
riconosco et ho riconosciuto sempre ogni mio bene), fu' chiamato a
Camaldoli, capo della congregazione camaldolense, dai padri di
quell'eremo a vedere quello che disegnavano di voler fare nella loro chiesa.
Dove giunto, mi piacque sommamente l'alpestre et eterna solitudine e
quiete di quel luogo santo, e se bene mi accorsi di prima giunta che que'
padri d'aspetto venerando, veggendomi così giovane, stavano sopra di
loro, mi feci animo e parlai loro di maniera, che si risolverono a volere
servirsi dell'opera mia nelle molte pitture che andavano nella loro chiesa di
Camaldoli a olio et in fresco. Ma dove volevano che io innanzi a ogni altra
cosa facessi la tavola dell'altar maggiore, mostrai loro con buone ragioni
che era meglio far prima una delle minori, che andavano nel tramezzo, e
che finita quella, se fusse loro piaciuta, arei potuto seguitare; oltre ciò non
volli fare con essi alcun patto fermo di danari, ma dissi che dove piacesse
loro, finita che fusse l'opera mia, me la pagassero a lor modo, e non
piacendo me la rendessero, che la terrei per me ben volentieri. La qual
condizione parendo loro troppo onesta et amorevole, furono contenti che io
mettessi mano a lavorare.
Dicendomi essi adunque che vi volevano la Nostra Donna col Figlio in collo,
San Giovanni Batista e San Ieronimo, i quali ambidue furono eremiti et
abitarono i boschi e le selve, mi parti' dall'ermo e scorsi giù alla Badia loro
di Camaldoli, dove fattone con prestezza un disegno, che piacque loro,
cominciai la tavola, et in due mesi l'ebbi finita del tutto e messa al suo
luogo, con molto piacere di que' padri (per quanto mostrarono) e mio; il
quale in detto spazio di due mesi, provai quanto molto più giovi agli studii
una dolce quiete et onesta solitudine, che i rumori delle piazze e delle
corti, conobbi dico l'error mio, d'avere posto per l'addietro le speranze mie
negl'uomini e nelle baie e girandole di questo mondo. Finita dunque la
detta tavola, mi allogorono subitamente il resto del tramezzo della chiesa,
cioè le storie et altro, che da basso et alto vi andavano di lavoro a fresco,
perciò che le facessi la state vegnente, atteso che la vernata non sarebbe
quasi possibile lavorare a fresco in quell'alpe e fra que' monti.
Per tanto, tornato in Arezzo fini' la tavola di San Rocco, facendovi la Nostra
Donna, sei Santi et un Dio Padre, con certe saette in mano figurate per la
peste. Le quali mentre egli è in atto di fulminare, è pregato da San Rocco
et altri Santi per lo popolo. Nella facciata sono molte figure a fresco, le
quali insieme con la tavola sono come sono. Mandandomi poi a chiamare in
val di Caprese fra' Bartolomeo Graziani, frate di Sant'Agostino dal Monte
San Savino, mi diede a fare una tavola grande a olio nella chiesa di Santo