Page 1573 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Messer Fausto Sabeo, uomo letteratissimo et allora custode della libreria
del Papa, fece, e dopo lui alcuni altri, molti versi latini in lode di quella
pittura, mossi per aventura più da molta affezzione, che dall'eccellenza
dell'opera; comunche sia, se cosa vi è di buono, fu dono di Dio.
Finita quella tavola, si risolverono i padroni che io facessi a fresco nella
facciata le storie che vi andavano; onde feci sopra la porta il ritratto
dell'eremo, da un lato San Romualdo con un doge di Vinezia, che fu
sant'uomo, e dall'altro una visione, che ebbe il detto Santo là dove fece poi
il suo eremo, con alcune fantasie, grottesche et altre cose che vi si
veggiono. E ciò fatto, mi ordinarono che la state dell'anno a venire io
tornassi a fare la tavola dell'altar grande. Intanto il già detto don Miniato
Pitti, che allora era visitator della congregazione di Monte Uliveto, avendo
veduta la tavola del Monte S. Savino e l'opere di Camaldoli, trovò in
Bologna don Filippo Serragli fiorentino, abbate di S. Michele in Bosco, e gli
disse che avendosi a dipignere il refettorio di quell'onorato monasterio, gli
pareva che a me e non ad altri si dovesse quell'opera allogare; per che
fattomi andare a Bologna, ancor che l'opera fusse grande e d'importanza,
la tolsi a fare, ma prima volli vedere tutte le più famose opere di pittura
che fussero in quella città, di bolognesi e d'altri. L'opera dunque della
testata di quel refettorio fu divisa in tre quadri: in uno aveva ad essere
quando Abramo nella valle Mambre apparecchiò da mangiare agl'Angeli;
nel secondo Cristo che essendo in casa di Maria Madalena e Marta, parla
con essa Marta, dicendogli che Maria ha eletto l'ottima parte; e nella terza
aveva da essere dipinto S. Gregorio a mensa co' dodici poveri, fra i quali
conobbe essere Cristo. Per tanto messo mano all'opera in quest'ultima finsi
San Gregorio a tavola in un convento, e servito da monaci bianchi di
quell'Ordine, per potervi accomodare que' padri, secondo che essi
volevano. Feci, oltre ciò, nella figura di quel santo Pontefice l'effigie di papa
Clemente VII, et intorno, fra molti signori, ambasciadori, principi et altri
personaggi che lo stanno a vedere mangiare, ritrassi il duca Alessandro de'
Medici per memoria de' beneficii e favori che io aveva da lui ricevuti, e per
essere stato chi egli fu, e con esso molti amici miei; e fra coloro che
servono a tavola, poveri, ritrassi alcuni frati miei domestici di quel
convento, come di forestieri che mi servivano, dispensatore, canovaio, et
altri così fatti, e così l'abate Serraglio, il generale don Cipriano da Verona
et il Bentivoglio. Parimente ritrassi il naturale ne' vestimenti di quel
Pontefice, contrafacendo velluti, damaschi et altri drappi d'oro e di seta
d'ogni sorte. L'apparecchio poi, vasi, animali et altre cose feci fare a
Cristofano dal Borgo, come si disse nella sua vita. Nella seconda storia
cercai fare di maniera le teste, i panni et i casamenti, oltre all'essere
diversi dai primi, che facessino più che si può apparire l'affetto di Cristo