Page 1580 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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otto braccia dentrovi la Nostra Donna che presenta a Simeone nel tempio
Gesù Cristo piccolino, con nova invenzione. Ma è gran cosa, che dopo
Giotto, non era stato insino allora in sì nobile e gran città maestri che in
pittura avessino fatto alcuna cosa d'importanza, se ben vi era stato
condotto alcuna cosa di fuori di mano del Perugino e di Raffaello, per lo che
m'ingegnai fare di maniera, per quanto si estendeva il mio poco sapere,
che si avessero a svegliare gl'ingegni di quel paese a cose grandi et
onorevoli operare. E questo o altro che ne sia stato cagione, da quel tempo
in qua vi sono state fatte di stucchi e pitture molte bellissime opere.
Oltre alle pitture sopradette, nella volta della foresteria del medesimo
monasterio condussi a fresco, di figure grandi quanto il vivo, Gesù Cristo
che ha la croce in ispalla, et a imitazione di lui molti de' suoi Santi che
l'hanno similmente addosso, per dimostrare che a chi vuole veramente
seguitar lui, bisogna portare e con buona pacienza l'avversità che dà il
mondo. Al generale di detto Ordine condussi in un gran quadro Cristo, che
aparendo agl'Apostoli travagliati in mare dalla fortuna, prende per un
braccio S. Piero, che a lui era corso per l'acqua, dubitando non affogare. Et
in un altro quadro per l'abate Capeccio feci la Ressurezione; e queste cose
condotte a fine, al signor don Pietro di Tolledo viceré di Napoli dipinsi a
fresco nel suo giardino di Pozzuolo una cappella et alcuni ornamenti di
stucchi sottilissimi. Per lo medesimo si era dato ordine di far due gran
logge, ma la cosa non ebbe effetto per questa cagione. Essendo stata
alcuna differenza fra il viceré e detti monaci, venne il bargello con sua
famiglia al monasterio per pigliar l'abate et alcuni monaci, che in
processione avevano avuto parole, per conto di precedenza, con i monaci
neri. Ma i monaci facendo difesa, aiutati da circa quindici giovani che meco
di stucchi e pitture lavoravano, ferirono alcuni birri, per lo che bisognando
di notte cansargli, s'andarono chi qua e là, e così io rimaso quasi solo, non
solo non potei fare le logge di Pozzuolo, ma né anco fare ventiquattro
quadri di storie del Testamento Vecchio e della vita di S. Giovanni Batista; i
quali, non mi sadisfacendo di restare in Napoli più, portai a fornire a Roma,
donde gli mandai, e furono messi intorno alle spalliere e sopra gl'armarii di
noce fatti con mia disegni et architettura, nella sagrestia di San Giovanni
Carbonaro, convento de' frati eremitani osservanti di Santo Agostino, ai
quali poco innanzi avea dipinto in una cappella fuor della chiesa in tavola
un Cristo crucifisso, con ricco e vario ornamento di stucco, a richiesta del
Seripando lor generale, che fu poi cardinale. Parimente a mezzo le scale di
detto convento feci a fresco San Giovanni Evangelista, che sta mirando la
Nostra Donna vestita di sole, con i piedi sopra la luna e coronata di dodici
stelle. Nella medesima città dipinsi a Messer Tommaso Cambi, mercante
fiorentino e mio amicissimo, nella sala d'una sua casa, in quattro facciate i