Page 1585 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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atto di scrivere. Nella cupola o vero tribuna feci quattro gran figure, che
trattano delle lodi di Cristo, e della sua stirpe, e della Vergine, e questi
sono Orfeo et Omero con alcuni motti greci, Vergilio col motto: "Iam redit
et Virgo", etc. e Dante con questi versi:
Tu sei colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che il suo fattore
non si sdegnò di farsi tua fattura.
Con molte altre figure et invenzioni delle quali non accade altro dire. Dopo,
seguitandosi intanto di scrivere il detto libro e ridurlo a buon termine, feci
in S. Francesco d'Arimini all'altar maggiore una tavola grande a olio, con un
S. Francesco che riceve da Cristo le stimate nel monte della Vernia, ritratto
dal vivo; ma perché quel monte è tutto di massi e pietre bigie, e
similmente S. Francesco et il suo compagno si fanno bigi, finsi un sole,
dentro al quale è Cristo con buon numero di Serafini, e così fa l'opera
variata, et il Santo con altre figure tutto lumeggiato dallo splendore di quel
sole, et il paese aombrato dalla varietà d'alcuni colori cangianti, che a
molti non dispiacciono, et allora furono molto lodati dal cardinale
Capodiferro, legato della Romagna. Condotto poi da Rimini a Ravenna, feci
come in altro luogo s'è detto una tavola nella nuova chiesa della Badia di
Classi dell'Ordine di Camaldoli, dipignendovi un Cristo deposto di croce in
grembo alla Nostra Donna; e nel medesimo tempo feci per diversi amici
molti disegni, quadri, et altre opere minori che sono tante e sì diverse, che
a me sarebbe difficile il ricordarmi pur di qualche parte, et a' lettori forse
non grato udir tante minuzie.
Intanto essendosi fornita di murare la mia casa d'Arezzo, et io tornatomi a
casa, feci i disegni per dipignere la sala, tre camere e la facciata, quasi per
mio spasso di quella state. Nei quali disegni feci fra l'altre cose tutte le
provincie e luoghi dove io aveva lavorato, quasi come portassino tributi,
per i guadagni che avea fatto con esso loro, a detta mia casa; ma
nondimeno per allora non feci altro che il palco della sala, il quale è assai
ricco di legnami, con tredici quadri grandi, dove sono gli dei celesti, et in
quattro angoli i quattro tempi dell'anno ignudi, i quali stanno a vedere un
gran quadro, che è in mezzo, dentro al quale sono in figure grandi quanto il
vivo la Virtù, che ha sotto i piedi l'Invidia e, presa la Fortuna per i capegli,
bastona l'una e l'altra; e quello che molto allora piacque si fu che in
girando la sala attorno, et essendo in mezzo la Fortuna, viene talvolta
l'Invidia a esser sopra essa Fortuna e Virtù, e d'altra parte la Virtù sopra