Page 1581 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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tempi e le stagioni dell'anno: il Sogno, il Sonno sopra un terrazzo, dove
fece una fontana.
Al duca di Gravina dipinsi in una tavola, che egli condusse al suo Stato, i
Magi che adorano Cristo, et ad Orsanca segretario del viceré feci un'altra
tavola, con cinque figure intorno a un Crucifisso, e molti quadri. Ma con
tutto ch'io fussi assai ben visto da que' signori, guadagnassi assai e l'opere
ogni giorno moltiplicassero, giudicai, poi che i miei uomini s'erano partiti,
che fusse ben fatto, avendo in un anno lavorato in quella città opere a
bastanza, ch'io me ne tornassi a Roma. E così fatto, la prima opera che io
facessi fu al signor Ranuccio Farnese, allora arcivescovo di Napoli, in tela
quattro portegli grandissimi a olio per l'organo del piscopio di Napoli,
dentrovi dalla parte dinanzi cinque Santi patroni di quella città, e dentro la
Natività di Gesù Cristo, con i pastori, e Davit re, che canta in sul suo
salterio: "Dominus dixit ad me", etc. E così i sopra detti ventiquattro quadri
et alcuni di Messer Tommaso Cambi, che tutti furono mandati a Napoli. E
ciò fatto, dipinsi cinque quadri a Raffaello Acciaiuoli che gli portò in
Ispagna, della Passione di Cristo. L'anno medesimo, avendo animo il
cardinale Farnese di far dipignere la sala della Cancelleria nel palazzo di
San Giorgio, monsignor Giovio, disiderando che ciò si facesse per le mie
mani, mi fece fare molti disegni di varie invenzioni, che poi non furono
messi in opera. Nondimeno si risolvé finalmente il cardinale ch'ella si
facesse in fresco, e con maggior prestezza che fusse possibile, per
servirsene a certo suo tempo determinato. È la detta sala lunga poco più di
palmi cento, larga cinquanta et alta altretanto. In ciascuna testa adunque
larga palmi cinquanta, si fece una storia grande, et in una delle facciate
lunghe due, nell'altra per essere impedita dalle finestre, non si poté far
istorie, e però vi si fece un ribattimento, simile alla facciata in testa, che è
dirimpetto; e per non far basamento, come insino a quel tempo s'era usato
dagl'artefici in tutte le storie, alto da terra nove palmi almeno, feci, per
variare e far cosa nuova, nascere scale da terra, fatte in varii modi et a
ciascuna storia la sua. E sopra quelle feci poi cominciare a salire le figure a
proposito di quel suggetto, a poco a poco, tanto che trovano il piano, dove
comincia la storia. Lunga e forse noiosa cosa sarebbe dire tutti i particolari
e le minuzie di queste storie, però toccherò solo e brevemente le cose
principali. Adunque, in tutte sono storie de' fatti di papa Paulo Terzo, et in
ciascuna è il suo ritratto di naturale. Nella prima, dove sono, per dirle così,
le spedizioni della corte di Roma, si veggiono sopra il Tevere diverse
nazioni e diverse ambascerie, con molti ritratti di naturale, che vengono a
chieder grazie et ad offerire diversi tributi al Papa. Et oltre ciò, in certe
nicchione, due figure grandi, poste sopra le porte, che mettono in mezzo la
storia, delle quali una è fatta per l'Eloquenza, che ha sopra due Vittorie che