Page 1587 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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tazza di vino alla reina, et in atto veramente regio et onorato. Insomma se
io avessi a credere quello che allora sentii dirne al popolo, e sento ancora
da chiunche vede quest'opera, potrei credere d'aver fatto qualcosa, ma io
so da vantaggio come sta la bisogna, e quello che arei fatto se la mano

avesse ubidito a quello che io m'era concetto nell'idea. Tuttavia vi misi
(questo posso confessare liberamente) studio e diligenza. Sopra l'opera
viene nel peduccio d'una volta un Cristo che porge a quella regina una
corona di fiori, e questo è fatto in fresco, e vi fu posto per accennare il

concetto spirituale della istoria, per la quale si denotava che repudiata
l'antica sinagoga Cristo sposava la nuova chiesa de' suoi fedeli cristiani.

Feci in questo medesimo tempo il ritratto di Luigi Guicciardini, fratello di
Messer Francesco che scrisse la Storia, per essermi detto Messer Luigi
amicissimo et avermi fatto quell'anno, come mio amorevole compare,
essendo commensario d'Arezzo, una grandissima tenuta di terre, dette

Frassineto in Valdichiana; il che è stata la salute et il maggior bene di casa
mia, e sarà de' miei successori, sì come spero, se non mancheranno a loro
stessi. Il quale ritratto, che è appresso gl'eredi di detto Messer Luigi, si dice
essere il migliore e più somigliante, d'infiniti che n'ho fatti. Né de' ritratti

fatti da me che pur sono assai farò menzione alcuna, che sarebbe cosa
tediosa; e per dire il vero, me ne sono difeso quanto ho potuto di farne.
Questo finito, dipinsi a fra' Mariotto da Castiglioni aretino, per la chiesa di
San Francesco di detta terra, in una tavola la Nostra Donna, Santa Anna,

San Francesco e San Salvestro. E nel medesimo tempo disegnai al cardinal
di Monte, che poi fu papa Giulio Terzo, molto mio patrone, il quale era
allora legato di Bologna, l'ordine e pianta d'una gran coltivazione, che poi
fu messa in opera a' piè del Monte San Savino, sua patria, dove fui più

volte d'ordine di quel signore, che molto si dilettava di fabricare. Andato
poi, finite che ebbi quest'opere, a Fiorenza, feci quella state, in un segno
da portare a processione della Compagnia di San Giovanni de' Peducci
d'Arezzo, esso Santo che predica alle turbe da una banda, e dall'altra il

medesimo che battezza Cristo, la qual pittura avendo sùbito che fu finita
mandata nelle mie case d'Arezzo, perché fusse consegnata agl'uomini di
detta Compagnia, avvenne che passando per Arezzo monsignor Giorgio
cardinale d'Armignach franzese, vide, nell'andare per altro a vedere la mia

casa, il detto segno, o vero stendardo; per che, piacciutogli, fece ogni
opera d'averlo, offerendo gran prezzo, per mandarlo al re di Francia, ma io
non volli mancar di fede a chi me l'aveva fatto fare, perciò che se bene
molti dicevano che n'arei potuto fare un altro, non so se mi fusse venuto

fatto così bene e con pari diligenza.

E non molto dopo feci per Messer Anibale Caro, secondo che mi aveva
richiesto molto innanzi per una sua lettera che è stampata, in un quadro
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