Page 1591 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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assai diverso dagl'altri che si fanno comunemente, la quale posi su l'anno
1553, me ne volea tornare, ma fui forzato, non potendogli mancare, a fare
a Messer Bindo Altoviti due logge grandissime di stucchi et a fresco. Una
delle quali dipinsi alla sua vigna con nuova architettura, perché essendo la

loggia tanto grande che non si poteva senza pericolo girarvi le volte, le feci
fare con armadure di legname, di stuoie, di canne, sopra le quali si lavorò
di stucco, e dipinse a fresco come se fussero di muraglia, e per tale
appariscono e son credute da chiunque le vede, e son rette da molti

ornamenti di colonne di mischio, antiche e rare; e l'altra nel terreno della
sua casa in ponte, piena di storie a fresco. E dopo per lo palco d'una
anticamera quattro quadri grandi a olio delle quattro stagioni dell'anno, e
questi finiti fui forzato ritrarre per Andrea della Fonte mio amicissimo una

sua donna di naturale, e con esso gli diedi un quadro grande d'un Cristo
che porta la croce, con figure naturali, il quale aveva fatto per un parente
del Papa, al quale non mi tornò poi bene di donarlo. Al vescovo di Vasona
feci un Cristo morto tenuto da Niccodemo e da due Angeli, et a Pierantonio

Bandini una Natività di Cristo col lume della notte e con varia invenzione.
Mentre io faceva quest'opere e stava pure a vedere quello che il Papa

disegnasse di fare, vidi finalmente che poco si poteva da lui sperare, e che
in vano si faticava in servirlo. Per che, non ostante che io avessi già fatto i
cartoni per dipignere a fresco la loggia che è sopra la fonte di detta vigna,
mi risolvei a volere per ogni modo venire a servire il duca di Fiorenza;

massimamente, essendo a ciò fare sollecitato da Messer Averardo
Serristori e dal vescovo de' Ricasoli, ambasciatori in Roma di sua
eccellenza, e con lettere da Messer Sforza Almeni suo coppiere e primo
cameriere.

Essendo dunque trasferitomi in Arezzo, per di lì venirmene a Fiorenza, fui
forzato fare a monsignor Minerbetti vescovo di quella città, come a mio

signore et amicissimo, in un quadro, grande quanto il vivo, la Pacienza, in
quel modo che poi se n'è servito per impresa e riverso della sua medaglia il
signor Ercole duca di Ferrara. La quale opera finita, venni a baciar la mano

al signor duca Cosimo, dal quale fui per sua benignità veduto ben
volentieri; et in tanto che s'andò pensando a che primamente io dovessi
por mano, feci fare a Cristofano Gherardi dal Borgo con miei disegni la
facciata di Messer Sforza Almeni di chiaro scuro, in quel modo e con quelle
invenzioni che si son dette in altro luogo distesamente. E perché in quel

tempo mi trovavo essere de' signori priori della città di Arezzo, ofizio che
governa la città, fui con lettere del signor Duca chiamato al suo servizio et
assoluto da quello obligo; e venuto a Fiorenza trovai che sua eccellenza

aveva cominciato quell'anno a murare quell'appartamento del suo palazzo
che è verso la piazza del Grano con ordine del Tasso intagliatore et allora
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