Page 220 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI TADDEO GADDI FIORENTINO PITTORE


È bella e veramente utile e lodevole opera premiare in ogni luogo
largamente la virtù et onorare colui che l'ha, perché infiniti ingegni, che

talvolta dormirebbono, eccitati da questo invito, si sforzano con ogni
industria di non solamente apprendere quella, ma divenirvi dentro
eccellenti, per solevarsi e venire a grado utile et onorevole, onde ne segua

onore alla patria loro, et a se stessi gloria e ricchezze, e nobiltà a'
discendenti loro, che da cotali principii sollevati, bene spesso divengono e
ricchissimi e nobilissimi, nella guisa che per opera di Taddeo Gaddi pittor
fecero i descendenti suoi. Il quale Taddeo di Gaddo Gaddi fiorentino, dopo
la morte di Giotto, il quale l'aveva tenuto a battesimo e dopo la morte di

Gaddo era stato suo maestro ventiquattro anni, come scrive Cennino di
Drea Cennini pittore da Colle di Val d'Elsa, essendo rimaso nella pittura,
per giudizio e per ingegno fra i primi dell'arte e maggiore di tutti i suoi

condiscepoli, fece le sue prime opere, con facilità grande datagli da la
natura più tosto che acquistata con arte, nella chiesa di Santa Croce in
Firenze nella cappella della sagrestia, dove insieme con i suoi compagni,
discepoli del morto Giotto, fece alcune storie di S. Maria Maddalena, con
belle figure et abiti di que' tempi bellissimi e stravaganti. E nella capella

de' Baroncelli e Bandini, dove già aveva lavorato Giotto a tempera la
tavola, da per sé fece nel muro alcune storie in fresco di Nostra Donna, che
furono tenute bellissime. Dipinse ancora sopra la porta della detta

sagrestia la storia di Cristo, disputante coi Dottori nel tempio, che fu poi
mezza rovinata, quando Cosimo Vecchio de' Medici fece il noviziato, la
capella e 'l ricetto dinanzi alla sagrestia, per metter una cornice di pietra
sopra la detta porta. Nella medesima chiesa dipinse a fresco la capella de'
Bellacci e quella di Santo Andrea, allato a una delle tre di Giotto, nella

quale fece quando Iesù Cristo tolse Andrea dalle reti e Pietro, e la
crucifissione d'esso Apostolo, cosa veramente, et allora ch'ella fu finita e
ne' giorni presenti ancora, commendata e lodata molto. Fece sopra la porta

del fianco, sotto la sepoltura di Carlo Marsupini aretino, un Cristo morto
con le Marie, lavorato a fresco, che fu lodatissimo. E sotto il tramezzo che
divide la chiesa, a man sinistra, sopra il Crocifisso di Donato, dipinse a
fresco una storia di S. Francesco, d'un miracolo che fece nel resuscitar un
putto che era morto cadendo da un verone, coll'apparire in aria. Et in

questa storia ritrasse Giotto suo maestro, Dante poeta e Guido Cavalcanti;
altri dicano se stesso. Per la detta chiesa fece ancora in diversi luoghi
molte figure, che si conoscono dai pittori alla maniera. Alla Compagnia del

Tempio dipinse il tabernacolo che è in sul canto della via del Crocifisso,
dentrovi un bellissimo Deposto di croce. Nel chiostro di Santo Spirito lavorò
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