Page 224 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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dimostra tanto bramoso di tirare che non pare che e' senta il disagio, l'altro
inarcando le ciglia con la bocca e con gl'occhi aperti guarda i dadi per
sospetto quasi di fraude e chiaramente dimostra, a chi lo considera, il
bisogno e la voglia che egli ha di vincere; il terzo che tira i dadi, fatto piano

della veste in terra, col braccio tremolante par che acenni ghignando voler
piantargli. Similmente per le facce della chiesa si veggono alcune storie di
S. Giovanni Evangelista, e per la città altre cose, fatte da Taddeo, che si
riconoscono per di sua mano da chi ha giudizio nell'arte. Veggonsi ancora

oggi nel Vescovado, dietro all'altare maggior, alcune storie di S. Giovanni
Battista, le quali con tanto maravigliosa maniera e disegno sono lavorate
che lo fanno tener mirabile. In S. Agostino, alla capella di S. Sebastiano
allato alla sagrestia, fece le storie di quel martire et una disputa di Cristo

con i Dottori, tanto ben lavorata e finita che è miracolo a vedere la
bellezza ne' cangianti di varie sorti e la grazia ne' colori di queste opere
finite per eccellenza. In Casentino nella chiesa del Sasso della Vernia
dipinse la capella dove S. Francesco ricevette le stimmate, aiutato nelle

cose minime da Iacopo di Casentino, che mediante questa gita divenne suo
discepolo. Finita cotale opera, insieme con Giovanni milanese se ne tornò a
Fiorenza, dove nella città e fuori fecero tavole e pitture assaissime e
d'importanza, e in processo di tempo guadagnò tanto, facendo di tutto

capitale che diede principio alla ricchezza et alla nobiltà della sua famiglia,
essendo tenuto sempre savio et accorto uomo. Dipinse ancora in Santa
Maria Novella il capitolo, allogatogli dal prior del luogo che gli diede
l'invenzione. Bene è vero che, per essere il lavoro grande e per essersi

scoperto in quel tempo che si facevano i ponti il capitolo di Santo Spirito
con grandissima fama di Simone Memmi che l'aveva dipinto, venne voglia
al detto priore di chiamar Simone alla metà di quest'opera; per che
conferito il tutto con Taddeo, lo trovò di ciò molto contento, perciò che

amava sommamente Simone per essergli stato con Giotto condiscepolo e
sempre amorevole amico e compagno. Oh animi veramente nobili, poiché
senza emulazione, ambizione o invidia v'amaste fraternamente l'un l'altro,
godendo ciascuno così dell'onor e pregio dell'amico come del proprio! Fu

dunque spartito il lavoro e datone tre facciate a Simone, come dissi nella
sua vita, et a Taddeo la facciata sinistra e tutta la volta, la quale fu divisa
da lui in quattro spicchi o quarte secondo gl'andari d'essa volta. Nel primo
fece la Resurrezione di Cristo, dove pare che e' volesse tentare che lo

splendor del corpo glorificato facesse lume, come apparisce in una città et
in alcuni scogli di monti; ma non seguitò di farlo nelle figure e nel resto,
dubitando forse di non lo potere condurre per la difficultà che vi conosceva.
Nel secondo spicchio fece Iesù Cristo che libera San Piero dal naufragio,

dove gl'Apostoli che guidano la barca sono certamente molto begli, e fra
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