Page 28 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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pampani et uve, che fanno fede della difficultà ch'ebbe chi la lavorò nella
durezza di quella pietra. Il medesimo si vede in un pilo a S. Giovanni
Laterano vicino alla Porta Santa ch'è storiato, et èvvi dentro gran numero
di figure. Vedesi ancora sulla piazza della Ritonda una bellissima cassa
fatta per sepoltura, la quale è lavorata con grande industria e fatica, et è
per la sua forma di grandissima grazia e di somma bellezza, e molto varia
dall'altre. Et in casa di Egidio e di Fabio Sasso ne soleva essere una figura
a sedere di braccia tre e mezzo, condotta a' dì nostri con il resto de l'altre
statue in casa Farnese. Nel cortile ancora di casa La Valle sopra una
finestra una lupa molto eccellente, e nel lor giardino i due prigioni legati,
del medesimo porfido, i quali son quattro braccia d'altezza l'uno, lavorati
dagli antichi con grandissimo giudicio, i quali sono oggi lodati
straordinariamente da tutte le persone eccellenti, conoscendosi la difficultà
che hanno avuto a condurli per la durezza della pietra.
A' dì nostri non s'è mai condotto pietre di questa sorte a perfezzione
alcuna, per avere gli artefici nostri perduto il modo del temperare i ferri, e
così gli altri stormenti da condurle. Vero è che se ne va segando con lo
smeriglio rocchi di colonne e molti pezzi per accomodarli in ispartimenti per
piani, e così in altri varii ornamenti per fabriche, andandolo consumando a
poco a poco con una sega di rame senza denti, tirata dalle braccia di due
uomini; la quale con lo smeriglio ridotto in polvere e con l'acqua che
continuamente la tenga molle, finalmente pur lo ricide. E sebbene si sono
in diversi tempi provati molti begli ingegni per trovare il modo di lavorarlo
che usarono gli antichi, tutto è stato invano; e Leon Battista Alberti, il
quale fu il primo che cominciasse a far pruova di lavorarlo, non però in cose
di molto momento, non truovò, fra molti che ne mise in pruova, alcuna
tempera che facesse meglio che il sangue di becco, perché sebbene levava
poco di quella pietra durissima nel lavorarla e sfavillava sempre fuoco, gli
servì nondimeno di maniera che fece fare nella soglia della porta principale
di S. Maria Novella di Fiorenza le diciotto lettere antiche, che assai grandi e
ben misurate si veggono dalla parte dinanzi in un pezzo di porfido, le quali
lettere dicono Bernardo Oricellario. E perché il taglio dello scarpello non gli
faceva spigoli, né dava all'opera quel pulimento e quel fine che le era
necessario, fece fare un mulinello a braccia con un manico a guisa di
stidione, che agevolmente si maneggiava, apontandosi uno il detto manico
al petto, e nella inginocchiatura mettendo le mani per girarlo; e nella punta
dove era o scarpello o trapano, avendo messo alcune rotelline di rame,
maggiori e minori secondo il bisogno, quelle imbrattate di smeriglio, con
levare a poco a poco e spianare facevano la pelle e gli spigoli, mentre con
la mano si girava destramente il detto mulinello. Ma con tutte queste
diligenze non fece però Leon Batista altri lavori; perché era tanto il tempo