Page 32 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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orientali. E di questa sorte pietra n'ha un pilo antichissimo, largo braccia
quattro e mezzo, il signor Duca al suo giardino de' Pitti, che è cosa
rarissima, per esser, come s'è detto, orientale, di mischio bellissimo e
molto duro a lavorarsi. E cotali pietre sono tutte di specie più dura e più
bella di colore e più fine, come ne fanno fede oggi due colonne di braccia
dodici di altezza nella entrata di San Pietro di Roma, le quali reggono le
prime navate: et una n'è da una banda, l'altra dall'altra. Di questa sorte,
quella ch'è ne' monti di Verona è molto più tenera che l'orientale
infinitamente, e ne cavano in questo luogo d'una sorte ch'è rossiccia, e tira
in color ceciato, e queste sorti si lavorano tutte bene a' giorni nostri con le
tempere e co' ferri sì come le pietre nostrali, e se ne fa e finestre e
colonne, e fontane e pavimenti, e stipiti per le porte e cornici, come ne
rende testimonianza la Lombardia, anzi tutta la Italia.
Trovasi un'altra sorte di pietra durissima, molto più ruvida e picchiata di
neri e bianchi e talvolta di rossi, dal tiglio e dalla grana di quella
comunemente detta granito; della quale si truova nello Egitto saldezze
grandissime, e da cavarne altezze incredibili, come oggi si veggono in
Roma negli obelischi, aguglie, piramidi, colonne, et in que' grandissimi vasi
de' bagni che abbiamo a San Pietro in Vincola e a San Salvadore del Lauro
e a San Marco, et in colonne quasi infinite che per la durezza e saldezza
loro non hanno temuto fuoco né ferro; et il tempo istesso, che tutte le cose
caccia a terra, non solamente non le ha distrutte, ma neppur cangiato loro
il colore. E per questa cagione gli Egizzii se ne servivano per i loro morti,
scrivendo in queste aguglie coi caratteri loro strani la vita de' grandi, per
mantener la memoria della nobiltà e virtù di quegli.
Venivane d'Egitto medesimamente d'una altra ragione bigio, il quale trae
più in verdiccio i neri et i picchiati bianchi; molto duro certamente, ma non
sì che i nostri scarpellini per la fabrica di San Pietro non abbiano, delle
spoglie che hanno trovato messe in opera, fatto sì che con le tempere de'
ferri, che ci sono al presente, hanno ridotto le colonne e l'altre cose a
quella sottigliezza ch'hanno voluto, e datoli bellissimo pulimento come al
porfido. Di questo granito bigio è dotata la Italia in molte parti, ma le
maggiori saldezze che si trovino sono nell'isola dell'Elba, dove i Romani
tennero di continuo uomini a cavare infinito numero di questa pietra. E di
questa sorte ne sono parte le colonne del portico della Ritonda, le quali son
molto belle e di grandezza straordinaria, e vedesi che nella cava quando si
taglia, è più tenero assai che quando è stato cavato, e che vi si lavora con
più facilità. Vero è che bisogna per la maggior parte lavorarlo con
martelline che abbiano la punta, come quelle del porfido, e nelle gradine
una dentatura tagliente dall'altro lato. D'un pezzo della qual sorte pietra
che era staccato dal masso, n'ha cavato il duca Cosimo una tazza tonda di