Page 30 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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parendogli che il segreto datogli dal Duca fusse rarissimo, si mise a far
prova d'intagliar alcuna cosa, e gli riuscì così bene, che in poco tempo ha
fatto in tre ovati di mezzo rilievo grandi quanto il naturale il ritratto d'esso
signor duca Cosimo, quello della duchessa Leonora, et una testa di Gesù

Cristo con tanta perfezzione, che i capelli e le barbe che sono dificilissimi
nell'intaglio, sono condotti di maniera che gl'antichi non stanno punto
meglio. Di queste opere ragionando il signor Duca con Michelagnolo,
quando sua Eccellenza fu in Roma, non volea creder il Buonarroto che così

fusse; per che, avendo io d'ordine del Duca mandata la testa del Cristo a
Roma, fu veduta con molta maraviglia da Michelagnolo, il quale la lodò
assai e si rallegrò molto di veder ne' tempi nostri la scultura arricchita di
questo rarissimo dono cotanto invano insino a oggi disiderato.

Ha finito ultimamente il Tadda la testa di Cosimo vecchio de' Medici in uno
ovato come i detti di sopra, et ha fatto e fa continuamente molte altre

somiglianti opere.

Restami a dire del porfido che per essersi oggi smarrite le cave di quello, è
perciò necessario servirsi di spoglie e di frammenti antichi e di rocchi di
colonne e altri pezzi; e che però bisogna a chi lo lavora avvertire se ha
avuto il fuoco: perciò che quando l'ha avuto, sebbene non perde in tutto il
color né si disfà, manca nondimeno pure assai di quella vivezza che è sua

propria, e non piglia mai così bene il pulimento, come quando non l'ha
avuto; e, che è peggio, quello che ha avuto il fuoco si schianta facilmente
quando si lavora. È da sapere ancora, quanto alla natura del porfido, che

messo nella fornace non si cuoce, e non lascia interamente cuocer le pietre
che gli sono intorno: anzi, quanto a sé, incrudelisce; come ne dimostrano le
due colonne che i Pisani l'anno 1117 donarono a' Fiorentini dopo l'acquisto
di Maiolica, le quali sono oggi alla porta principale del tempio di S.
Giovanni, non molto bene pulite e senza colore per avere avuto il fuoco,

come nelle sue storie racconta Giovan Villani.

Succede al porfido il serpentino, il quale è pietra di color verde scuretta
alquanto, con alcune crocette dentro giallette e lunghe per tutta la pietra
della quale nel medesimo modo si vagliano gli artefici per far colonne e
piani per pavimenti per le fabriche; ma di questa sorte non s'è mai veduto
figure lavorate, ma sì bene infinito numero di base per le colonne e piedi di

tavole et altri lavori più materiali, perché questa sorte di pietra si schianta
ancorché sia dura più che 'l porfido, e riesce a lavorarla più dolce e men
faticosa che il porfido, e cavasi in Egitto e nella Grecia, e la sua saldezza

ne' pezzi non è molto grande. Conciò sia che di serpentino non si è mai
veduto opera alcuna di maggior pezzo di braccia tre per ogni verso; e sono
state tavole e pezzi di pavimenti. Si è trovato ancora qualche colonna, ma
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