Page 33 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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larghezza di braccia dodici per ogni verso, et una tavola della medesima
lunghezza per lo palazzo e giardino de' Pitti.
Cavasi del medesimo Egitto e di alcuni luoghi di Grecia ancora certa sorte
di pietra nera detta paragone, la quale ha questo nome, perché volendo
saggiar l'oro s'arruota su quella pietra, e si conosce il colore; e per questo,
paragonandovi su, vien detto paragone. Di questa è un'altra specie di
grana e di un altro colore, perché non ha il nero morato affatto e non è
gentile: che ne fecero gli antichi alcune di quelle sfingi et altri animali,
come in Roma in diversi luoghi si vede, e di maggior saldezza una figura in
Parione d'uno Ermafrodito accompagnata da un'altra statua di porfido,
bellissima. La qual pietra è dura a intagliarsi, ma è bella
straordinariamente e piglia un lustro mirabile. Di questa medesima sorte
se ne trova ancora in Toscana ne' monti di Prato, vicino a Fiorenza a X
miglia, e così ne' monti di Carrara, della quale alle sepolture moderne se
ne veggono molte casse e dipositi per i morti: come nel Carmine di
Fiorenza alla capella maggiore, dove è la sepoltura di Piero Soderini (se
bene non vi è dentro) di questa pietra, et un padiglione similmente di
paragon di Prato, tanto ben lavorato e così lustrante, che pare un raso di
seta e non un sasso intagliato e lavorato. Così ancora nella incrostatura di
fuori del tempio di S. Maria del Fiore di Fiorenza per tutto lo edificio è
un'altra sorte di marmo nero e marmo rosso, che tutto si lavora in un
medesimo modo.
Cavasi alcuna sorte di marmi in Grecia e in tutte le parti d'Oriente che son
bianchi e gialleggiano e traspaiono molto, i quali erano adoperati dagli
antichi per bagni e per stufe e per tutti que' luoghi dove il vento potesse
offendere gli abitatori; e oggi se ne veggono ancora alcune finestre nella
tribuna di San Miniato a Monte, luogo de' monaci di Monte Oliveto, in su le
porte di Fiorenza, che rendono chiarezza e non vento. E con questa
invenzione riparavano al freddo e facevano lume alle abitazioni loro. In
queste cave medesime cavavano altri marmi senza vene ma del medesimo
colore, del quale eglino facevano le più nobili statue. Questi marmi di tiglio
e di grana erano finissimi, e se ne servivano ancora tutti quelli che
intagliavano capitegli, ornamenti, et altre cose di marmo per l'architettura.
E vi eran saldezze grandissime di pezzi, come appare ne' Giganti di
Montecavallo di Roma, e nel Nilo di Belvedere, e in tutte le più degne e
celebrate statue. E si conoscono esser greche, oltra il marmo, alla maniera
delle teste et alla acconciatura del capo et ai nasi delle figure, i quali sono
dall'appiccatura delle ciglia alquanto quadri fino alle nare del naso: e
questo si lavora coi ferri ordinari e coi trapani, e si gli dà il lustro con la
pomice e col gesso di Tripoli, col cuoio e struffoli di paglia.