Page 299 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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fatto dal medesimo mentre era giovanetto, e posto nella facciata del detto
Vescovado. Fece similmente in Pieve, alla Capella di San Biagio, la figura di
detto Santo di terra cotta, bellissima; e nella chiesa di S. Antonio, lo stesso
Santo pur di rilievo, e di terra cotta, et un altro Santo a sedere sopra la

porta dello spedale di detto luogo. Mentre faceva queste et alcune altre
opere simili, rovinando per un terremuoto le mura del Borgo a San
Sepolcro, fu mandato per Niccolò, acciò facesse, sì come fece con buon
giudizio, il disegno di quella muraglia che riuscì molto meglio e più forte

che la prima. E così, continuando di lavorare quando in Arezzo, quando ne'
luoghi convicini, si stava Niccolò assai quietamente et agiato nella patria,
quando la guerra, capital nimica di queste arti, fu cagione che se ne partì;
perché essendo cacciati da Pietra Mala i figliuoli di Piero Saccone et il

castello rovinato insino ai fondamenti, era la città d'Arezzo et il contado
tutto sottosopra. Perciò, dunque, partitosi di quel paese, Niccolò se ne
venne a Firenze, dove altre volte aveva lavorato; e fece per gl'Operai di S.
Maria del Fiore una statua di braccia quattro di marmo, che poi fu posta

alla porta principale di quel tempio, a man manca; nella quale statua, che
è un Vangelista a sedere, mostrò Niccolò d'essere veramente valente
scultore. E ne fu molto lodato non si essendo veduto insino allora, come si
vide poi, alcuna cosa migliore tutta tonda e di rilievo. Essendo poi condotto

a Roma di ordine di Papa Bonifazio IX, fortificò e diede miglior forma a
Castel S. Agnolo, come migliore di tutti gl'architetti del suo tempo. E
ritornato a Firenze, fece in sul canto d'Or San Michele, che è verso l'Arte
della Lana, per i maestri di Zecca, due figurette di marmo, nel pilastro

sopra la nicchia, dove è oggi il S. Matteo che fu fatto poi, le quali furono
tanto ben fatte et in modo accomodate sopra la cima di quel tabernacolo,
che furono allora e sono state sempre poi molto lodate. E parve che in
quelle avanzasse Niccolò se stesso, non avendo mai fatto cosa migliore.

Insomma elleno sono tali, che possono stare appetto ad ogni altra opera
simile; onde n'acquistò tanto credito che meritò essere nel numero di
coloro che furono in considerazione per fare le porte di bronzo di S.
Giovanni; se bene, fatto il saggio, rimase a dietro e furono allogate, come

si dirà al suo luogo, ad altri. Dopo queste cose, andatosene Niccolò a
Milano, fu fatto capo nell'Opera del Duomo di quella città, e vi fece alcune
cose di marmo che piacquero pur assai. Finalmente essendo dagl'Aretini
richiamato alla patria, perché facesse un tabernacolo pel Sagramento, nel

tornarsene gli fu forza fermarsi in Bologna e fare, nel convento de' frati
Minori, la sepoltura di Papa Alessandro Quinto, che in quella città aveva
finito il corso degl'anni suoi. E come che egli molto ricusasse quell'opera,
non potette però non conscendere ai preghi di Messer Lionardo Bruni

Aretino, che era stato molto favorito segretario di quel Pontefice. Fece
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