Page 311 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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tavole che si sono mantenute in quel luogo deserto, dove niuna pittura, né
anche pochissimi anni si sarebbe conservata. Lo stesso Andrea lavorò in
Fiorenza tutte le figure che sono nella loggia dello spedale di S. Paulo, di
terra invetriata, che sono assai buone, e similmente i putti, che fasciati e
nudi sono fra un arco e l'altro ne' tondi della loggia dello spedale
degl'Innocenti, i quali tutti sono veramente mirabili e mostrano la gran
virtù et arte d'Andrea; senza molte altre, anzi infinite, opere che fece nello
spazio della sua vita, che gli durò anni ottantaquattro. Morì Andrea l'anno
1528 et io, essendo ancor fanciullo, parlando con esso lui gli udii dire, anzi
gloriarsi, d'essersi trovato a portar Donato alla sepoltura; e mi ricorda che
quel buon vecchio di ciò ragionando n'aveva vanagloria.
Ma per tornare a Luca, egli fu con gl'altri suoi sepellito in San Pier
Maggiore, nella sepoltura di casa loro; e dopo lui nella medesima fu riposto
Andrea, il qual lasciò due figliuoli frati in San Marco stati vestiti dal
reverendo fra' Girolamo Savonarola, del quale furono sempre que' della
Robbia molto divoti, e lo ritrassero in quella maniera che ancora oggi si
vede nelle medaglie. Il medesimo, oltre i detti due frati, ebbe tre altri
figliuoli: Giovanni, che attese all'arte e che ebbe tre figliuoli, Marco,
Lucantonio e Simone che morirno di peste l'anno 1527 essendo in buona
espettazione; e Luca e Girolamo, che attesono alla scultura; de' quali due,
Luca fu molto diligente negl'invetriati e fece di sua mano, oltre a molte
altre opere, i pavimenti delle logge papali, che fece fare in Roma, con
ordine di Raffaello da Urbino, papa Leone Decimo, e quelli ancora di molte
camere dove fece l'imprese di quel Pontefice; Girolamo, che era il minore
di tutti, attese a lavorare di marmo e di terra e di bronzo, e già era per la
concorrenza di Iacopo Sansovino, Baccio Bandinelli et altri maestri de' suoi
tempi, fattosi valente uomo, quando da alcuni mercatanti fiorentini fu
condotto in Francia, dove fece molte opere per lo re Francesco a Madrì,
luogo non molto lontano da Parigi, e particolarmente un palazzo con molte
figure et altri ornamenti, d'una pietra che è come fra noi il gesso di
Volterra, ma di miglior natura perché è tenera quando si lavora e poi col
tempo diventa dura. Lavorò ancora di terra molte cose in Orliens e per
tutto quel regno fece opere, acquistandosi fama e bonissime facultà. Dopo
queste cose, intendendo che in Fiorenza non era rimaso se non Luca suo
fratello, trovandosi ricco e solo al servigio del re Francesco, condusse ancor
lui in quelle parti, per lasciarlo in credito e buono aviamento; ma il fatto
non andò così, perché Luca in poco tempo vi si morì, e Girolamo di nuovo si
trovò solo e senza nessuno de' suoi; per che, risolutosi di tornare a godersi
nella patria le ricchezze che si aveva con fatica e sudore guadagnate, et
anco lasciare in quella qualche memoria, si acconciava a vivere in Fiorenza
l'anno 1553, quando fu quasi forzato mutar pensiero; perché, vedendo il