Page 385 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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fare come quello. Per la qual cosa, sforzandosi Donato di imitarlo per
contentare il capellano e le monache, non poté far sì che, ancora che
quello che goffo era, imitato avesse, non facesse nel suo la bontà e
l'artificio usato. In compagnia di questo, molte altre figure di terra e di
stucco fece; e di un cantone d'un pezzo di marmo vecchio, che le dette
monache in un loro orto avevano, ricavò una molto bella Nostra Donna. E
similmente per tutta quella città sono opre di lui infinitissime. Onde,
essendo per miracolo quivi tenuto e da ogni intelligente lodato, si deliberò
di voler tornare a Fiorenza, dicendo che se più stato vi fosse, tutto quello
che sapeva dimenticato s'averebbe, essendovi tanto lodato da ognuno; e
che volentieri nella sua patria tornava, per esser poi colà di continuo
biasimato; il quale biasmo gli dava cagione di studio, e consequentemente
di gloria maggiore. Per il che, di Padova partitosi, nel suo ritorno a Vinegia,
per memoria della bontà sua, lasciò in dono alla nazione fiorentina per la
loro cappella ne' Frati Minori, un S. Giovan Batista di legno, lavorato da lui
con diligenza e studio grandissimo.
Nella città di Faenza lavorò di legname un S. Giovanni et un S. Girolamo,
non punto meno stimati che l'altre cose sue. Appresso, ritornatosene in
Toscana, fece nella Pieve di Monte Pulciano una sepoltura di marmo con
una bellissima storia, et in Fiorenza, nella sagrestia di S. Lorenzo, un
lavamani di marmo, nel quale lavorò parimente Andrea Verrocchio. Et in
casa di Lorenzo della Stuffa fece teste e figure molto pronte e vivaci.
Partitosi poi da Fiorenza, a Roma si trasferì, per cercar d'imitare le cose
degli antichi più che poté, e quelle studiando, lavorò di pietra in quel
tempo un tabernacolo del Sacramento che oggidì si truova in S. Pietro.
Ritornando a Fiorenza, e da Siena passando, tolse a fare una porta di
bronzo per il batistero di S. Giovanni, et avendo fatto il modello di legno e
le forme di cera quasi tutte finite, et a buon termine con la cappa
condottele per gittarle, vi capitò Bernardetto di Mona Papera orafo
fiorentino, amico e domestico suo, il quale, tornando da Roma, seppe tanto
fare e dire che, o per sue bisogne, o per altra cagione, ricondusse Donato a
Firenze, onde quell'opera rimase imperfetta, anzi non cominciata. Solo
restò, nell'opera del Duomo di quella città, di sua mano, un S. Giovanni
Battista di metallo, al quale manca il braccio destro dal gomito in su, e ciò
si dice avere fatto Donato per non essere stato sodisfatto dell'intero
pagamento. Tornato dunque a Firenze, lavorò a Cosimo de' Medici, in
S.Lorenzo, la sagrestia di stucco, cioè ne' peducci della volta quattro tondi
co' campi di prospettiva, parte dipinti e parte di bassi rilievi di storie
degl'Evangelisti. Et in detto luogo fece due porticelle di bronzo di basso
rilievo bellissime, con gli Apostoli, co' martiri e' confessori; e sopra quelle
alcune nicchie piane, dentrovi nell'una un San Lorenzo et un S. Stefano; e