Page 54 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 54
gambe, le mani et i piedi di vecchio, unitamente ossuta per tutto,
musculosa, nervuta, e le vene poste a' luoghi loro. E se arà la faccia di
giovane, debbe parimente esser ritonda, morbida e dolce nell'aria, e per
tutto unitamente concordata. Se ella non arà ad essere ignuda, facciasi che
i panni ch'ella arà ad aver addosso, non siano tanto triti ch'abbino del
secco, né tanto grossi che paino sassi; ma siano con il loro andar di pieghe
girati talmente, che scuoprino lo ignudo di sotto, e con arte e grazia talora
lo mostrino e talora lo ascondino, senza alcuna crudezza che offenda la
figura. Siano i suoi capegli e la barba lavorati con una certa morbidezza,
svellati e ricciuti, che mostrino di essere sfilati, avendoli data quella
maggior piumosità e grazia che può lo scarpello: ancora che gli scultori in
questa parte non possino così bene contraffare la natura, facendo essi le
ciocche de' capelli sode e ricciute, più di maniera che di immitazione
naturale. Et ancora che le figure siano vestite, è necessario di fare i piedi e
le mani che siano condotte di bellezza e di bontà come l'altre parti. E per
essere tutta la figura tonda, è forza che in faccia, in profilo e di dietro ella
sia di proporzione uguale, avendo ella a ogni girata e veduta a
rappresentarsi ben disposta per tutto. È necessario adunque che ella abbia
corrispondenza, e che ugualmente ci sia per tutto attitudine, disegno,
unione, grazia e diligenza; le quali cose, tutte insieme, dimostrino l'ingegno
et il valore dell'artefice.
Debbono le figure così di rilievo come dipinte, esser condotte più con il
giudicio che con la mano, avendo a stare in altezza dove sia una gran
distanza; perché la diligenza dell'ultimo finimento non si vede da lontano,
ma si conosce bene la bella forma delle braccia e delle gambe, et il buon
giudicio nelle falde de' panni con poche pieghe: perché nella semplicità del
poco si mostra l'acutezza dell'ingegno. E per questo le figure di marmo o di
bronzo, che vanno un poco alte, vogliono esser traforate gagliarde acciò
che il marmo, che è bianco, et il bronzo, che ha del nero, piglino all'aria
della oscurità, e per quella apparisca da lontano il lavoro esser finito, e
d'appresso si vegga lasciato in bozze. La quale avvertenza ebbero
grandemente gli antichi, come nelle lor figure tonde e di mezzo rilievo che
negli archi e nelle colonne veggiamo di Roma, le quali mostrano ancora
quel gran giudicio che egli ebbero; et infra i moderni si vede essere stato
osservato il medesimo grandemente nelle sue opere da Donatello.
Debbeno oltra di questo considerare, che quando le statue vanno in un
luogo alto, e che a basso non sia molta distanza da potersi discostare a
giudicarle da lontano, ma che s'abbia quasi a star loro sotto, che così fatte
figure si debbon fare di una testa o due più d'altezza. E questo si fa, perché
quelle figure che son poste in alto si perdono nello scorto della veduta
stando di sotto e guardando allo in su; onde, ciò che si dà di accrescimento