Page 56 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Ma per mostrarvi come la cera si lavora, diremo del lavorar la cera, e non
la terra. Questa per renderla più morbida, vi si mette dentro un poco di
sevo e di trementina e di pece nera, delle quali cose il sevo la fa più
arrendevole, e la trementina tegnente in sé, e la pece le dà il colore nero e
le fa una certa sodezza, da poi ch'è lavorata, nello stare fatta, che ella
diventa dura. E chi volesse anco farla d'altro colore, può agevolmente,
perché mettendovi dentro terra rossa, o vero cinabrio o minio, la farà
giuggiolina o di somigliante colore, se verderame, verde, et il simile si dice
degli altri colori. Ma è bene da avvertire che i detti colori vogliono esser
fatti in polvere e stiacciati, e così fatti essere poi mescolati con la cera,
liquefatta che sia. Fassene ancora per le cose piccole e per fare medaglie,
ritratti e storiette, et altre cose di basso rilievo, della bianca. E questa si fa
mescolando con la cera bianca biacca in polvere, come si è detto di sopra.
Non tacerò ancora che i moderni artefici hanno trovato il modo di fare nella
cera le mestiche di tutte le sorti colori; onde nel fare ritratti di naturale di
mezzo rilievo, fanno le carnagioni, i capegli, i panni e tutte l'altre cose in
modo simili al vero, che a cotali figure non manca, in un certo modo, se
non lo spirito e le parole.
Ma per tornare al modo di fare la cera, acconcia questa mistura e insieme
fonduta, fredda ch'ella è, se ne fa i pastelli i quali, nel maneggiarli, dalla
caldezza delle mani si fanno come pasta, e con essa si crea una figura a
sedere, ritta, o come si vuole, la quale abbia sotto un'armadura, per
reggerla in se stessa, o di legni, o di fili di ferro, secondo la volontà
dell'artefice; et ancor si può far con essa e senza, come gli torna bene. Et a
poco a poco, col giudicio e le mani lavorando, crescendo la materia, con i
stecchi d'osso, di ferro o di legno si spinge in dentro la cera, e con mettere
dell'altra sopra si aggiugne e raffina finché con le dita si dà a questo
modello l'ultimo pulimento. E finito ciò, volendo fare di quegli che siano di
terra, si lavora a similitudine della cera, ma senza armadura di sotto, o di
legno o di ferro, perché li farebbe fendere e crepare; e mentre che quella si
lavora, perché non fenda, con un panno bagnato si tien coperta fino che
resta fatta.
Finiti questi piccioli modelli o figure di cera o di terra, si ordina di fare un
altro modello che abbia ad essere grande quanto quella stessa figura che si
cerca di fare di marmo; nel che fare, perché la terra che si lavora umida,
nel seccarsi, rientra, bisogna mentre che ella si lavora fare a bell'agio e
rimetterne su di mano in mano, e nell'ultima fine mescolare con la terra
farina cotta, che la mantiene morbida e lieva quella secchezza; e questa
diligenza fa che il modello, non rientrando, rimane giusto e simile alla
figura che s'ha da lavorare di marmo. E perché il modello di terra grande si
abbia a reggere in sé, e la terra non abbia a fendersi, bisogna pigliare della