Page 61 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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appunto la grossezza del metallo o la sottilità di che vuoi che la statua sia.
Armano spesso questa anima per traverso con perni di rame e con ferri che

si possino cavare e mettere, per tenerla con sicurtà e forza maggiore.
Questa anima, quando è finita, nuovamente ancora si ricuoce con fuoco
dolce, e cavatane interamente l'umidità, se pur ve ne fusse restata punto,
si lascia poi riposare. E ritornando a' cavi del gesso, si formano quelli pezzo

per pezzo con cera gialla, che sia stata in molle e sia incorporata con un
poco di trementina e di sevo. Fondutala dunque al fuoco, la gettano a metà
per metà ne' pezzi di cavo, di maniera che l'artefice fa venire la cera sottile
secondo la volontà sua per il getto. E tagliati i pezzi secondo che sono i

cavi addosso all'anima che già di terra s'è fatta, gli commettono et insieme
gli riscontrano e innestano, e con alcuni brocchi di rame sottili fermano
sopra l'anima cotta i pezzi della cera, confitti da detti brocchi, e così a
pezzo a pezzo la figura innestano e riscontrono, e la rendono del tutto

finita. Fatto ciò vanno levando tutta la cera dalle bave delle superfluità de'
cavi, conducendola il più che si può a quella finita bontà e perfezione che si
desidera che abbia il getto. Et avanti che e' proceda più innanzi, rizza la
figura e considera diligentemente se la cera ha mancamento alcuno, e la

va racconciando e riempiendo o rinalzando o abbassando dove mancasse.
Appresso, finita la cera e ferma la figura, mette l'artefice su due alari, o di

legno o di pietra o di ferro, come un arrosto, al fuoco la sua figura, con
commodità che ella si possa alzare e abbassare; e con cenere bagnata,
appropriata a quell'uso, con un pennello tutta la figura va ricoprendo che la

cera non si vegga, e per ogni cavo e pertugio la veste bene di questa
materia. Dato la cenere, rimette i perni a traverso, che passano la cera e
l'anima, secondo che gl'ha lasciati nella figura; perciò che questi hanno a
reggere l'anima di dentro, e la cappa di fuori, che è la incrostatura del cavo
fra l'anima e la cappa dove il bronzo si getta. Armato ciò, l'artefice

comincia a tôrre della terra sottile con cimatura e sterco di cavallo, come
dissi, battuta insieme, e con diligenza fa una incrostatura per tutto
sottilissima, e quella lascia seccare; e così volta per volta si fa l'altra

incrostatura con lasciare seccare di continuo, finché viene interrando et
alzando alla grossezza di mezzo palmo il più. Fatto ciò, que' ferri che
tengono l'anima di dentro, si cingono con altri ferri che tengono di fuori la
cappa, ed a quelli si fermano; e l'un l'altro incatenati e serrati fanno
reggimento l'uno all'altro: l'anima di dentro regge la cappa di fuori, e la

cappa di fuori regge l'anima di dentro. Usasi fare certe cannelle fra l'anima
e la cappa, le quali si dimandano venti, che sfiatano all'insù, e si mettono,
verbigrazia, da un ginocchio a un braccio che alzi; perché questi danno la

via al metallo di soccorrere quello che per qualche impedimento non
venisse; e se ne fanno pochi et assai, secondo che è difficile il getto. Ciò
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