Page 62 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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fatto, si va dando il fuoco a tale cappa ugualmente per tutto, tal che ella
venga unita et a poco a poco a riscaldarsi, rinforzando il fuoco sino a tanto
che la forma si infuochi tutta, di maniera che la cera che è nel cavo di
dentro venga a struggersi, tale che ella esca tutta per quella banda per la
quale si debbe gittare il metallo, senza che ve ne rimanga dentro niente. Et
a conoscere ciò, bisogna, quando i pezzi s'innestano su la figura, pesarli
pezzo per pezzo; così poi, nel cavare la cera, ripesarla; e facendo il calo di
quella, vede l'artefice se n'è rimasta fra l'anima e la cappa, e quanta n'è
uscita. E sappi che qui consiste la maestria e la diligenza dell'artefice a
cavare tal cera; dove si mostra la difficultà di fare i getti, che venghino
begli e netti; atteso che, rimanendoci punto di cera, ruinarebbe tutto il
getto, massimamente in quelle parti dove essa rimane.
Finito questo, l'artefice sotterra questa forma vicino alla fucina dove il
bronzo si fonde, e puntella sì che il bronzo non la sforzi, e li fa le vie che
possa buttarsi, et al sommo lascia una quantità di grossezza, che si possa
poi segare il bronzo che avanza di questa materia; e questo si fa perché
venga più netta. Ordina il metallo che vuole, e per ogni libra di cera ne
mette dieci di metallo. Fassi la lega del metallo statuario di due terzi rame
et un terzo ottone, secondo l'ordine italiano. Gli Egizi, da' quali quest'arte
ebbe origine, mettevano nel bronzo i due terzi ottone e un terzo rame. Del
metallo elletro, che è degl'altri più fine, si mette due parti rame e la terza
argento; nelle campane per ogni cento di rame XX di stagno - et a
l'artiglierie per ogni cento di rame dieci di stagno -, acciò che il suono di
quelle sia più squillante et unito.
Restaci ora ad insegnare, che venendo la figura con mancamento, perché
fosse il bronzo cotto o sottile o mancasse in qualche parte, il modo
dell'innestarvi un pezzo. Et in questo caso lievi l'artefice tutto quanto il
tristo che è in quel getto, e facciavi una buca quadra cavandola sotto
squadra; di poi le aggiusti un pezzo di metallo attuato a quel pezzo, che
venga in fuora quanto gli piace; e commesso appunto in quella buca
quadra, col martello tanto lo percuota che lo saldi, e con lime e ferri faccia
sì che lo pareggi e finisca in tutto.
Ora, volendo l'artefice gettare di metallo le figure picciole, quelle si fanno
di cera o, avendone, di terra o d'altra materia, vi fa sopra il cavo di gesso
come alle grandi, e tutto il cavo si empie di cera. Ma bisogna che il cavo sia
bagnato, perché buttandovi detta cera, ella si rappiglia per la freddezza
dell'acqua e del cavo. Di poi, sventolando e diguazzando il cavo, si vòta la
cera che è in mezzo del cavo, di maniera che il getto resta vòto nel mezzo;
il qual vòto o vano riempie l'artefice poi di terra e vi mette perni di ferro.
Questa terra serve poi per anima, ma bisogna lasciarla seccar bene. Da poi