Page 57 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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cimatura o borra che si chiami, o pelo, e nella terra mescolare quella; la
quale la rende in sé tegnente e non la lascia fendere. Armasi di legni sotto
e di stoppa stretta, o fieno, con lo spago, e si fa l'ossa della figura e se le
fa fare quella attitudine che bisogna, secondo il modello picciolo, diritto o a

sedere che sia, e cominciando a coprirla di terra, si conduce ignuda
lavorandola insino al fine. La qual condotta, se se le vuol poi fare panni
addosso che siano sottili, si piglia pannolino che sia sottile, e se grosso,
grosso, e si bagna; e bagnato, con la terra s'interra, non liquidamente, ma

di un loto che sia alquanto sodetto, et attorno alla figura si va
acconciandolo che faccia quelle pieghe et ammaccature che l'animo gli
porge; di che secco verrà a indurarsi e manterrà di continuo le pieghe. In
questo modo si conducono a fine i modelli e di cera e di terra.

Volendo ringrandirlo a proporzione nel marmo, bisogna che nella stessa
pietra onde s'ha da cavare la figura, sia fatta fare una squadra, che un

dritto vada in piano a' piè della figura, e l'altro vada in alto e tenga sempre
il fermo del piano, e così il dritto di sopra; e similmente un'altra squadra o
di legno o d'altra cosa sia al modello, per via della quale si piglino le
misure da quella del modello, quanto sportano le gambe fora e così le

braccia; e si va spignendo la figura in dentro con queste misure,
riportandole sul marmo dal modello; di maniera che, misurando il marmo
et il modello a proporzione, viene a levare della pietra con li scarpelli; e la
figura a poco a poco misurata viene a uscire di quel sasso, nella maniera

che si caverebbe d'una pila d'acqua, pari e diritta, una figura di cera: ché
prima verrebbe il corpo e la testa e [le] ginocchia, et a poco a poco,
scoprendosi et in su tirandola, si vedrebbe poi la ritondità di quella fin
passato il mezzo, e in ultimo la ritondità dell'altra parte. Perché quelli che

hanno fretta a lavorare e che bucano il sasso da principio e levano la pietra
dinanzi e di dietro risolutamente, non hanno poi luogo dove ritirarsi,
bisognandoli; e di qui nascono molti errori che sono nelle statue; ché per la
voglia ch'ha l'artefice del vedere le figure tonde fuor del sasso a un tratto,

spesso se gli scuopre un errore che non può rimediarvi se non vi si mettono
pezzi commessi, come abbiamo visto costumare a molti artefici moderni; il
quale rattoppamento è da ciabattini e non da uomini eccellenti o maestri
rari, et è cosa vilissima e brutta e di grandissimo biasimo.

Sogliono gli scultori nel fare le statue di marmo, nel principio loro abozzare
le figure con le subbie - che sono una specie di ferri da loro così nominati, i

quali sono appuntati e grossi -, e andare levando e subbiando grossamente
il loro sasso; e poi con altri ferri, detti calcagnuoli, ch'hanno una tacca in
mezzo e sono corti, andare quella ritondando per fino ch'eglino venghino a

un ferro piano più sottile del calcagnuolo, che ha due tacche, et è chiamato
gradina: col quale vanno per tutto con gentilezza gradinando la figura colla
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