Page 571 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Nella quale dipinse la Nostra Donna col Figliuolo in collo, S. Giorgio, S.
Giovanni Batista, S. Stefano e S. Agostino con un Angelo a' piedi, che tiene
le mani giunte con tanta grazia, che par proprio di Paradiso. Nella
Compagnia di S. Francesco nella medesima città, ne fece un'altra; e
similmente una ne la Compagnia di S. Ieronimo.
Aveva sua dimestichezza Messer Paolo Zambeccaro, e come amicissimo
per ricordanza di lui gli fece fare un quadro assai grande, dentrovi una
Natività di Cristo che è molto celebrata delle cose che egli fece. E per
questa cagione Messer Polo gli fece dipignere due figure in fresco, alla sua
villa, molto belle. Fece ancora in fresco una storia molto leggiadra in casa
Messer Ieronimo Bolognino, con molte varie e bellissime figure. Le quali
opere tutte insieme gli avevano recato una reverenza in quella città, che
v'era tenuto come uno iddio. E quello che gliel'accrebbe in infinito, fu che il
Duca d'Urbino gli fece dipignere un par di barde da cavallo, nelle quali fece
una selva grandissima d'alberi, che vi era appiccato il fuoco, e fuor di
quella usciva quantità grande di tutti gli animali aerei e terrestri, et alcune
figure: cosa terribile, spaventosa e veramente bella, che fu stimata assai
per il tempo consumatovi sopra nelle piume degli ucelli e nelle altre sorti
d'animali terrestri, oltra le diversità delle frondi e rami diversi, che nella
varietà degli alberi si vedevano. La quale opera fu riconosciuta con doni di
gran valuta, per satisfare alle fatiche del Francia; oltra che il Duca sempre
gli ebbe obligo per le lodi che egli ne ricevé. Il duca Guido Baldo parimente
ha nella sua guardaroba, di mano del medesimo, in un quadro una Lucrezia
romana da lui molto stimata, con molte altre pitture, delle quali si farà,
quando sia tempo, menzione. Lavorò dopo queste, una tavola di S. Vitale
et Agricola, allo altare della Madonna, che vi è dentro due Angeli che
suonano il liuto, molto begli. Non conterò già i quadri che sono sparsi per
Bologna in casa que' gentiluomini, e meno la infinità de' ritratti di naturale
che egli fece, perché troppo sarei prolisso. Basti che mentre che egli era in
cotanta gloria e godeva in pace le sue fatiche, era in Roma Raffaello da
Urbino; e tutto il giorno gli venivano intorno molti forestieri, e fra gli altri
molti gentiluomini bolognesi, per vedere l'opere di quello. E perché egli
avviene il più delle volte che ognuno loda volentieri gli ingegni di casa sua,
cominciarono questi bolognesi con Raffaello a lodare l'opere, la vita e le
virtù del Francia; e così feciono tra loro a parole tanta amicizia, che il
Francia e Raffaello si salutarono per lettere. Et udito il Francia tanta fama
de le divine pitture di Raffaello, desiderava veder l'opere sue; ma già
vecchio et agiato, si godeva la sua Bologna. Avvenne appresso che
Raffaello fece in Roma per il cardinal de' Pucci Santi IIII una tavola di S.
Cecilia, che si aveva a mandare in Bologna per porsi in una cappella in S.
Giovanni in Monte, dove è la sepoltura della beata Elena dall'Olio; et