Page 573 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI PIETRO PERUGINO PITTORE
Di quanto benefizio sia agli ingegni alcuna volta la povertà, quanto ella sia
potente cagione di fargli venir perfetti et eccellenti in qual si voglia facultà,
assai chiaramente si può vedere nelle azzioni di Pietro Perugino. Il quale
partitosi da le estreme calamità di Perugia e condottosi a Fiorenza,
desiderando co 'l mezzo della virtù di pervenire a qualche grado, stette
molti mesi, non avendo altro letto, poveramente a dormire in una cassa;
fece de la notte giorno, e con grandissimo fervore continuamente attese
allo studio della sua professione. Et avendo fatto l'abito in quello, nessuno
altro piacere conobbe che di affaticarsi sempre in quell'arte e sempre
dipignere. Perché avendo sempre dinanzi agl'occhi il terrore della povertà,
faceva cose per guadagnare, che e' non arebbe forse guardate, se avesse
avuto da mantenersi. E per avventura tanto gli arebbe la ricchezza chiuso il
camino da venire eccellente per la virtù quanto glielo aperse la povertà e
ve lo spronò il bisogno, disiderando venire da sì misero e basso grado, se e'
non poteva al sommo e supremo, ad uno almeno dove egli avesse da
sostentarsi. Per questo non si curò egli mai di freddo, di fame, di disagio, di
incomodità, di fatica, né di vergogna, per potere vivere un giorno in agio e
riposo; dicendo sempre, e quasi in proverbio, che dopo il cattivo tempo è
necessario che e' venga il buono: e che quando è buono tempo si fabricano
le case per potervi stare al coperto quando e' bisogna. Ma perché meglio si
conosca il progresso di questo artefice, cominciandomi dal suo principio
dico, secondo la publica fama, che nella città di Perugia nacque ad una
povera persona da Castello della Pieve, detta Cristofano, un figliuolo che al
battesimo fu chiamato Pietro. Il quale allevato fra la miseria e lo stento, fu
dato dal padre per fattorino a un dipintore di Perugia, il quale non era
molto valente in quel mestiero, ma aveva in gran venerazione e l'arte e gli
uomini che in quella erano eccellenti. Né mai con Pietro faceva altro che
dire di quanto guadagno et onore fusse la pittura a chi ben la esercitasse.
E contandoli i premii già delli antichi e de' moderni, confortava Pietro a lo
studio di quella. Onde gli accese l'animo di maniera che gli venne capriccio
di volere (se la fortuna lo volesse aiutare) essere uno di quelli. E però
spesso usava di domandare qualunque conosceva essere stato per lo
mondo, in che parte meglio si facesseno gli uomini di quel mestiero, e
particularmente il suo maestro. Il quale gli rispose sempre di un medesimo
tenore, cioè che in Firenze più che altrove venivano gli uomini perfetti in
tutte l'arti, e specialmente nella pittura, atteso che in quella città sono
spronati gl'uomini da tre cose: l'una dal biasimare che fanno molti e molto,