Page 574 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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per far quell'aria gli ingegni liberi di natura, e non contentarsi
universalmente dell'opere pur mediocri, ma sempre più ad onore del buono
e del bello, che a rispetto del facitore considerarle; l'altra che a volervi
vivere bisogna essere industrioso, il che non vuole dire altro che adoperare
continuamente l'ingegno et il giudizio et essere accorto e presto nelle sue
cose, e finalmente saper guadagnare, non avendo Firenze paese largo et
abbondante, di maniera che e' possa dar le spese per poco a chi si sta,
come dove si truova del buono assai; la terza, che non può forse manco
dell'altre, è una cupidità di gloria et onore, che quella aria genera
grandissima in quelli d'ogni perfezzione, la qual, in tutte le persone che
hanno spirito, non consente che gli uomini voglino stare al pari, non che
restare indietro a chi e' veggono essere uomini come sono essi, benché gli
riconoschino per maestri; anzi gli sforza bene spesso a desiderar tanto la
propria grandezza, che se non sono benigni di natura o savi, riescono
maldicenti, ingrati e sconoscenti de' benefizii. È ben vero che quando
l'uomo vi ha imparato tanto che basti, volendo far altro che vivere come
gl'animali giorno per giorno e desiderando farsi ricco, bisogna partirsi di
quivi e vender fuora la bontà delle opere sue e la riputazione di essa città;
come fanno i dottori quella del loro studio; perché Firenze fa de li artefici
suoi quel che il tempo de le sue cose: che fatte se le disfa e se le consuma
a poco a poco. Da questi avvisi dunque e dalle persuasioni di molti altri
mosso, venne Pietro in Fiorenza con animo di farsi eccellente; e bene gli
venne fatto conciò sia che al suo tempo le cose della maniera sua furono
tenute in pregio grandissimo.
Studiò sotto la disciplina d'Andrea Verrocchio, e le prime sue figure furono
fuor della porta al Prato, in S. Martino alle monache, oggi ruinato per le
guerre, et in Camaldoli un S. Girolamo in muro allora molto stimato da'
Fiorentini, e con lode messo inanzi per aver fatto quel santo vecchio,
magro et asciutto con gl'occhi fisso nel Crucifisso, e tanto consumato che
pare una notomia, come si può vedere in uno cavato da quello, che ha il
già detto Bartolomeo Gondi. Venne dunque in pochi anni in tanto credito,
che de l'opere sue s'empié non solo Fiorenza et Italia, ma la Francia, la
Spagna e molti altri paesi, dove elle furono mandate. Laonde, tenute le
cose sue in riputazione e pregio grandissimo, cominciarono i mercanti a
fare incetta di quelle, et a mandarle fuori in diversi paesi, con molto loro
utile e guadagno. Lavorò alle donne di S. Chiara, in una tavola un Cristo
morto con sì vago colorito e nuovo, e che fece credere agl'artefici d'avere
a essere maraviglioso et eccellente. Veggonsi in questa opera alcune
bellissime teste di vecchi, e similmente certe Marie, che restate di
piagnere, considerano il Morto con ammirazione et amore straordinario;
oltre che vi fece un paese, che fu tenuto allora bellissimo, per non si esser