Page 626 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 626
d'occhiali al naso, che è molto pronto. Quivi contrafece uno libro di carta
pecora un po' vecchio, che par vero, e così certe palle a quel San Niccolò
con certi lustri ribattendo i barlumi, e riflessi l'una ne l'altra, che si
conosceva in fino allora la stranezza del suo cervello, et il cercare che e'
faceva de le cose difficili. E bene lo dimostrò meglio dopo la morte di
Cosimo, che egli del continuo stava rinchiuso, e non si lasciava veder
lavorare, e teneva una vita da uomo più tosto bestiale che umano. Non
voleva che le stanze si spazzassino, voleva mangiare all'ora che la fame
veniva, e non voleva che si zappasse o potasse i frutti dell'orto, anzi
lasciava crescere le viti et andare i tralci per terra, et i fichi non si potavono
mai, né gli altri alberi, anzi si contentava veder salvatico ogni cosa come la
sua natura, allegando che le cose d'essa natura bisogna lassarle custodire
a lei senza farvi altro. Recavasi spesso a vedere o animali o erbe o qualche
cosa, che la natura fa per istranezza et accaso di molte volte; e ne aveva
un contento et una satisfazione che lo furava tutto a se stesso. E
replicavalo ne' suoi ragionamenti tante volte, che veniva talvolta, ancor
che e' se n'avesse piacere, a fastidio. Fermavasi tallora a considerare un
muro, dove lungamente fusse stato sputato da persone malate e ne
cavava le battaglie de' cavagli e le più fantastiche città e più gran paesi
che si vedesse mai; simil faceva de' nuvoli de l'aria. Diede opera al colorire
a olio, avendo visto certe cose di Lionardo fumeggiate e finite con quella
diligenza estrema, che soleva Lionardo quando e' voleva mostrar l'arte, e
così Piero piacendoli quel modo cercava imitarlo, quantunque egli fusse poi
molto lontano da Lionardo e da l'altre maniere assai stravagante: perché
bene si può dire che e' la mutasse quasi a ciò ch'e' faceva. E se Piero non
fusse stato tanto astratto et avesse tenuto più conto di sé nella vita che
egli non fece, arebbe fatto conoscere il grande ingegno che egli aveva, di
maniera che sarebbe stato adorato, dove egli per la bestialità sua fu più
tosto tenuto pazzo, ancora che egli non facesse male se non a sé solo nella
fine e benefizio et utile con le opere a l'arte sua. Per la qual cosa
doverebbe sempre ogni buono ingegno et ogni eccellente artefice
ammaestrato da questi esempli aver gli occhi alla fine. Né lasciarò di dire,
che Piero nella sua gioventù per essere capriccioso e di stravagante
invenzione fu molto adoperato nelle mascherate che si fanno per
carnovale. E fu a que' nobili giovani fiorentini molto grato, avendogli lui
molto migliorato e d'invenzione e d'ornamento e di grandezze e pompa
quella sorte di passatempi; e sì di ciò, che fu de' primi che trovasse di
mandargli fuora a guisa di trionfi, o almeno gli migliorò assai, con
accomodare l'invenzione della storia non solo con musiche e parole a
proposito del subietto, ma con incredibil pompa d'accompagnatura di
uomini a piè et a cavallo, di abiti et abigliamenti accomodati alla storia,