Page 632 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI BRAMANTE DA URBINO ARCHITETTORE



Di grandissimo giovamento alla architettura fu veramente il moderno
operare di Filippo Brunelleschi, avendo egli contrafatto e dopo molte età
rimesse in luce l'opere egregie de' più dotti e maravigliosi antichi. Ma non

fu manco utile al secolo nostro Bramante, acciò seguitando le vestigie di
Filippo, facesse agli altri dopo lui strada sicura nella professione della
architettura, essendo egli di animo, valore, ingegno e scienza in quella arte

non solamente teorico, ma pratico et esercitato sommamente. Né poteva
la natura formare uno ingegno più spedito, che esercitasse e mettesse in
opera le cose dell'arte, con maggiore invenzione e misura e con tanto
fondamento quanto costui. Ma non meno punto di tutto questo fu
necessario il creare in quel tempo Giulio II pontefice animoso e di lasciar

memorie desiderosissimo. E fu ventura nostra e sua il trovare un tal
principe, il che agli ingegni grandi avviene rare volte, a le spese del quale
e' potesse mostrare il valore dello ingegno suo e quelle arteficiose difficultà

che nella architettura mostrò Bramante. La virtù del quale si estese negli
edifici da lui fabricati, che le modanature delle cornici, i fusi delle colonne,
la grazia de' capitegli, le base, le mensole et i cantoni, le volte, le scale, i
risalti et ogni ordine d'architettura tirato per consiglio o modello di questo
artefice, riuscì sempre maraviglioso a chiunque lo vide. Laonde quello

obligo eterno che hanno gli ingegni che studiano sopra i sudori antichi, mi
pare che ancora lo debbano avere alle fatiche di Bramante. Perché se pure
i Greci furono inventori della architettura et i Romani imitatori, Bramante

non solo imitandogli con invenzion nuova ci insegnò, ma ancora bellezza e
difficultà accrebbe grandissima all'arte, la quale per lui imbellita oggi
veggiamo.

Costui nacque in Castello Durante nello stato di Urbino, d'una povera
persona ma di buone qualità, e nella sua fanciullezza oltra il leggere e lo
scrivere, si esercitò grandemente nello abbaco. Ma il padre che aveva

bisogno che e' guadagnasse, vedendo che egli si dilettava molto del
disegno, lo indirizzò ancora fanciulletto a l'arte della pittura, nella quale
studiò egli molto le cose di fra' Bartolomeo, altrimenti fra' Carnovale da
Urbino, che fece la tavola di S. Maria della Bella in Urbino. Ma perché egli
sempre si dilettò de l'architettura e de la prospettiva, si partì da Castel

Durante; e condottosi in Lombardia, andava ora in questa, ora in quella
città lavorando il meglio che e' poteva. Non però cose di grande spesa o di
molto onore, non avendo ancora né nome, né credito. Per il che,

deliberatosi di vedere almeno qualcosa notabile, si trasferì a Milano per
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