Page 633 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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vedere il Duomo, dove allora si trovava un Cesare Cesariano, reputato
buono geometra e buono architettore, il quale comentò Vitruvio e
disperato di non averne avuto quella remunerazione che egli si aveva
promessa, diventò sì strano, che non volse più operare, e divenuto
salvatico morì più da bestia che da persona. Eravi ancora un Bernardino da
Trevio milanese, ingegnere et architettore del Duomo e disegnatore
grandissimo il quale da Lionardo da Vinci fu tenuto maestro raro, ancora
che la sua maniera fusse crudetta et alquanto secca nelle pitture. Vedesi di
costui in testa del Chiostro delle Grazie una Resurressione di Cristo, con
alcuni scorti bellissimi; et in S. Francesco una cappella a fresco, dentrovi la
morte di S. Pietro e di S. Paulo. Costui dipinse in Milano molte altre opere,
e per il contado ne fece anche buon numero tenute in pregio, e nel nostro
libro è una testa di carbone e biacca d'una femina assai bella che ancor fa
fede de la maniera ch'e' tenne.
Ma per tornare a Bramante, considerata che egli ebbe questa fabbrica e
conosciuti questi ingegneri, si inanimì di sorte, che egli si risolvé del tutto
darsi a l'architettura. Laonde, partitosi da Milano, se ne venne a Roma
innanzi lo anno santo del MD dove conosciuto da alcuni suoi amici e del
paese e lombardi, gli fu dato da dipignere a S. Giovanni Laterano sopra la
porta santa che s'apre per il Giubbileo, una arme di papa Alessandro VI
lavorata in fresco, con Angeli e figure che la sostengono. Aveva Bramante
recato di Lombardia e guadagnati in Roma a fare alcune cose certi danari; i
quali con una masserizia grandissima spendeva, desideroso poter vivere
del suo et insieme, senza aver a lavorare, potere agiatamente misurare
tutte le fabriche antiche di Roma. E messovi mano, solitario e cogitativo se
n'andava; e fra non molto spazio di tempo misurò quanti edifizii erano in
quella città e fuori per la campagna, e parimente fece fino a Napoli, e
dovunque e' sapeva che fossero cose antiche; misurò ciò che era a Tiboli et
alla villa Adriana, e come si dirà poi al suo luogo, se ne servì assai. E
scoperto in questo modo l'animo di Bramante, il cardinale di Napoli datoli
d'occhio prese a favorirlo. Donde Bramante seguitando lo studio, essendo
venuto voglia al cardinale detto di far rifare a' frati della Pace il chiostro, di
trevertino, ebbe il carico di questo chiostro. Per il che desiderando di
acquistare e di gratuirsi molto quel cardinale, si messe a l'opera con ogni
industria e diligenzia, e prestamente e perfettamente la condusse al fine.
Et ancora che egli non fusse di tutta bellezza, gli diede grandissimo nome
per non essere in Roma molti che attendessino alla architettura con tanto
amore, studio e prestezza, quanto Bramante.
Servì Bramante, ne' suoi principii, per sotto architettore di papa Alessandro
VI alla fonte di Trastevere e parimente a quella che si fece in sulla piazza
di S. Pietro; trovossi ancora, essendo cresciuto in reputazione, con altri