Page 689 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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veggiamo. Per che Ugo da Carpi con belle invenzioni, avendo il cervello
volto a cose ingegnose e fantastiche, trovò le stampe di legno, che con tre
stampe possono il mezzo, il lume e l'ombra contrafare, le carte di chiaro
oscuro, la quale certo fu cosa di bella e capricciosa invenzione e di questa

ancora è poi venuta abbondanza, come si dirà nella vita di Marcantonio
Bolognese più minutamente.

Fece poi Raffaello per il monasterio di Palermo detto Santa Maria dello
Spasmo, de' frati di Monte Oliveto, una tavola d'un Cristo che porta la
croce, la quale è tenuta cosa maravigliosa; conoscendosi in quella la
impietà de' crocifissori che lo conducono alla morte al monte Calvario con

grandissima rabbia, dove il Cristo, appassionatissimo nel tormento dello
avvicinarsi alla morte, cascato in terra per il peso del legno della croce e
bagnato di sudore e di sangue, si volta verso le Marie, che piangono
dirotissimamente. Oltre ciò si vede fra loro Veronica che stende le braccia

porgendoli un panno, con uno affetto di carità grandissima; senzaché
l'opera è piena di armati a cavallo et a piede, i quali sboccano fuora della
porta di Gerusalemme con gli stendardi della giustizia in mano, in attitudini
varie e bellissime. Questa tavola, finita del tutto, ma non condotta ancora

al suo luogo, fu vicinissima a capitar male, perciò che, secondo che e'
dicono, essendo ella messa in mare per essere portata in Palermo, una
orribile tempesta percosse ad uno scoglio la nave che la portava, di
maniera che tutta si aperse e si perderono gli uomini e le mercanzie,

eccetto questa tavola solamente che, così incassata come era, fu portata
dal mare in quel di Genova; dove ripescata e tirata in terra, fu veduta
essere cosa divina e per questo messa in custodia; essendosi mantenuta
illesa e senza macchia o difetto alcuno, perciò che sino alla furia de' venti e

l'onde del mare ebbono rispetto alla bellezza di tale opera, della quale,
divulgandosi poi la fama, procacciarono i monaci di riaverla, et appena che
con favori del Papa ella fu renduta loro, che satisfecero, e bene, coloro che
l'avevano salvata. Rimbarcatala dunque di nuovo e condottola pure in

Sicilia, la posero in Palermo, nel qual luogo ha più fama e riputazione che 'l
monte di Vulcano.

Mentre che Raffaello lavorava queste opere, le quali non poteva mancare
di fare, avendo a servire per persone grandi e segnalate, oltra che ancora
per qualche interesse particulare non poteva disdire, non restava però con
tutto questo di seguitare l'ordine che egli aveva cominciato de le camere

del papa e de le sale, nelle quali del continuo teneva delle genti che con i
disegni suoi medesimi gli tiravano innanzi l'opera et egli, continuamente
rivedendo ogni cosa, suppliva con tutti quelli aiuti migliori che egli più

poteva ad un peso così fatto. Non passò dunque molto che egli scoperse la
camera di torre Borgia, nella quale aveva fatto in ogni faccia una storia,
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