Page 74 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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L'unione nella pittura è una discordanza di colori diversi accordati insieme;
i quali, nella diversità di più divise mostrano differentemente distinte l'una
dall'altra le parti delle figure; come le carni dai capelli, et un panno diverso
di colore da l'altro. Quando questi colori son messi in opera accesamente e

vivi con una discordanza spiacevole, talché siano tinti e carichi di corpo sì
come usavano di fare già alcuni pittori, il disegno ne viene ad essere offeso
di maniera che le figure restano più presto dipinte dal colore, che dal
pennello che le lumeggia e adombra, fatte apparire di rilievo e naturali.

Tutte le pitture, adunque, o a olio o a fresco o a tempera si debbon fare
talmente unite ne' loro colori, che quelle figure che nelle storie sono le

principali venghino condotte chiare chiare, mettendo i panni di colore non
tanto scuro addosso a quelle dinanzi, ché quelle che vanno dopo gli abbino
più chiari che le prime; anzi, a poco a poco, tanto quanto elle vanno
diminuendo a lo indentro, divenghino anco parimente, di mano in mano, e

nel colore delle carnagioni e nelle vestimenta, più scure. E principalmente
si abbia grandissima avvertenza di mettere sempre i colori più vaghi, più
dilettevoli e più belli nelle figure principali et in quelle massimamente che
nella istoria vengono intere e non mezze, perché queste sono sempre le

più considerate, e quelle che sono più vedute che l'altre, le quali servono
quasi per campo nel colorito di queste; et un colore più smorto fa parere
più vivo l'altro che gli è posto accanto, et i colori maninconici e pallidi fanno
parere più allegri quelli che li sono accanto, e quasi d'una certa bellezza

fiameggianti. Né si debbono vestire gli ignudi di colori tanto carichi di
corpo, che dividino le carni da' panni, quando detti panni atraversassino
detti ignudi; ma i colori de' lumi di detti panni siano chiari, simili alle carni,
o gialletti o rossigni o violati o pagonazzi, con cangiare i fondi scuretti o

verdi o azzurri o pagonazzi o gialli, purché tragghino a lo oscuro, e che
unitamente si accompagnino nel girare delle figure con le lor ombre, in
quel medesimo modo che noi veggiamo nel vivo; ché quelle parti che ci si
apresentano più vicine all'occhio, più hanno di lume, e l'altre, perdendo di

vista, perdono ancora del lume e del colore.

Così nella pittura si debbono adoperare i colori con tanta unione, che e'
non si lasci uno scuro et un chiaro sì spiacevolmente ombrato e
lumeggiato, che e' si faccia una discordanza et una disunione spiacevole,
salvo che negli sbattimenti, che sono quell'ombre che fanno le figure
adosso l'una all'altra, quando un lume solo percuote adosso a una prima

figura, che viene ad ombrare col suo sbattimento la seconda. E questi
ancora, quando accaggiono, voglion esser dipinti con dolcezza et
unitamente, perché chi gli disordina viene a fare che quella pittura par più

presto un tappeto colorito o un paro di carte da giocare, che carne unita o
panni morbidi o altre cose piumose, delicate e dolci. Che sì come gli
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