Page 77 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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colla di carnicci; perché la giallezza dell'uovo gli faceva diventar verdi, ove
la colla li mantiene nell'essere loro, e 'l simile fa la gomma. Tiensi la
medesima maniera su le tavole o ingessate o senza, e così su' muri che
siano secchi si dà una o due mani di colla calda, e dipoi con colori
temperati con quella si conduce tutta l'opera; e chi volesse temperare
ancora i colori a colla, agevolmente gli verrà fatto, osservando il medesimo
che nella tempera si è raccontato. Né saranno peggiori per questo; poiché
anco de' vecchi maestri nostri si sono vedute le cose a tempera conservate
centinaia d'anni con bellezza e freschezza grande. E certamente e' si vede
ancora delle cose di Giotto, che ce n'è pure alcuna in tavola, durata già
dugento anni e mantenutasi molto bene. È poi venuto il lavorar a olio, che
ha fatto per molti mettere in bando il modo della tempera, sì come oggi
veggiamo che nelle tavole e nelle altre cose d'importanza si è lavorato e si
lavora ancora del continovo.
Cap. XXI. Del dipingere a olio in tavola e su tele.
Fu una bellissima invenzione et una gran commodità all'arte della pittura il
trovare il colorito a olio, di che fu primo inventore in Fiandra Giovanni da
Bruggia, il quale mandò la tavola a Napoli al re Alfonso et al duca d'Urbino
Federico II la stufa sua; e fece un S. Gironimo che Lorenzo de' Medici
aveva, e molte altre cose lodate. Lo seguitò poi Rugieri da Bruggia suo
discipolo, et Ausse creato di Rugieri, che fece a' Portinari in S. Maria Nuova
di Firenze un quadro picciolo, il qual è oggi apresso al duca Cosimo, et è di
sua mano la tavola di Careggi, villa fuori di Firenze della illustrissima casa
de' Medici. Furono similmente de' primi Lodovico da Luano e Pietro Crista,
e maestro Martino e Giusto da Guanto, che fece la tavola della comunione
del duca d'Urbino et altre pitture, et Ugo d'Anversa, che fe' la tavola di S.
Maria Nuova di Fiorenza. Questa arte condusse poi in Italia Antonello da
Messina che molti anni consumò in Fiandra, e nel tornarsi di qua da' monti,
fermatosi ad abitare in Venezia, la insegnò ad alcuni amici. Uno de' quali fu
Domenico Veniziano che la condusse poi in Firenze, quando dipinse a olio
la capella de' Portinari in S. Maria Nuova, dove la imparò Andrea dal
Castagno, che la insegnò agli altri maestri, con i quali si andò ampliando
l'arte et acquistando sino a Pietro Perugino, a Lionardo da Vinci et a
Rafaello da Urbino, talmente che ella s'è ridotta a quella bellezza che gli
artefici nostri mercé loro l'hanno acquistata.
Questa maniera di colorire accende più i colori, né altro bisogna che