Page 81 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 81
opre a fine; e, finite, si può a quelle fare ornamenti di pietre fini, di misti e
d'altri marmi; le quali si rendono durabili in infinito, purché con diligenza
siano lavorate; e possonsi e non si possono vernicare, come altrui piace,
perché la pietra non prosciuga, cioè non sorbisce quanto fa la tavola e la
tela, e si difende da' tarli, il che non fa il legname.
Cap. XXV. Del dipignere nelle mura di chiaro e scuro di varie terrette; e come si
contrafanno le cose di bronzo; e delle storie di terretta per archi o per feste, a colla, che è
chiamato a guazzo et a tempera.
Vogliono i pittori che il chiaroscuro sia una forma di pittura che tragga più
al disegno che al colorito, perché ciò è stato cavato dalle statue di marmo
contrafacendole, e dalle figure di bronzo et altre varie pietre; e questo
hanno usato di fare nelle faciate de' palazzi e case in istorie, mostrando
che quelle siano contrafatte, e paino di marmo o di pietra con quelle storie
intagliate; o veramente contrafacendo quelle sorti di spezie di marmo e
porfido, e di pietra verde, e granito rosso e bigio, o bronzo, o altre pietre,
come par loro meglio, si sono accommodati in più spartimenti di questa
maniera; la qual'è oggi molto in uso per fare le facce delle case e de'
palazzi, così in Roma come per tutta Italia.
Queste pitture si lavorano in due modi, prima in fresco, che è la vera, o in
tele per archi, che si fanno nell'entrate de' principi nelle città e ne' trionfi, o
negli apparati delle feste e delle comedie, perché in simili cose fanno
bellissimo vedere. Trattaremo prima della spezie e sorte del fare in fresco,
poi diremo de l'altra. Di questa sorte di terretta si fanno i campi con la
terra da fare i vasi, mescolando quella con carbone macinato o altro nero
per far l'ombre più scure, e bianco di trevertino con più scuri e più chiari, e
si lumeggiano col bianco schietto, e con ultimo nero a ultimi scuri finite.
Vogliono avere tali specie fierezza, disegno, forza, vivacità e bella maniera,
et essere espresse con una gagliardezza che mostri arte e non stento,
perché si hanno a vedere et a conoscere di lontano. E con queste ancora
s'imitino le figure di bronzo, le quali col campo di terra gialla e rossa
s'abbozzano, e con più scuri di quello nero e rosso e giallo si sfondano, e
con giallo schietto si fanno i mezzi, e con giallo e bianco si lumeggiano. E
di queste hanno i pittori le facciate e le storie di quelle con alcune statue
tramezzate, che in questo genere hanno grandissima grazia.
Quelle poi che si fanno per archi, comedie, o feste, si lavorano poi che la
tela sia data di terretta, cioè di quella prima terra schietta da far vasi
temperata con colla; e bisogna che essa tela sia bagnata di dietro mentre