Page 85 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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e bella; atteso che in questa spezie di lavoro bisogna e pratica e giudizio
grande con una profondissima intelligenza nell'arte del disegno, perché chi
offusca ne' disegni il musaico con la copia et abbondanza delle troppe
figure nelle istorie e con le molte minuterie de' pezzi, le confonde. E però

bisogna che il disegno de' cartoni che per esso si fanno sia aperto, largo,
facile, chiaro e di bontà e bella maniera continuato. E chi intende nel
disegno la forza degli sbattimenti e del dare pochi lumi et assai scuri, con
fare in quelli certe piazze o campi, costui sopra d'ogni altro lo farà bello e

bene ordinato.
Vuole avere il musaico lodato chiarezza in sé con certa unita scurità verso

l'ombre, e vuole essere fatto con grandissima discrezione lontano
dall'occhio, acciò che lo stimi pittura e non tarsia commessa. Laonde, i
musaici che aranno queste parti saranno buoni e lodati da ciascheduno; e
certo è che il musaico è la più durabile pittura che sia. Imperò che l'altra

col tempo si spegne, e questa nello stare fatta di continuo s'accende; et
inoltre la pittura manca e si consuma per se medesima, ove il musaico per
la sua lunghissima vita si può quasi chiamare eterno. Per lo che scorgiamo
noi in esso non solo la perfezione de' maestri vecchi, ma quella ancora

degli antichi, mediante quelle opere che oggi si riconoscono dell'età loro;
come nel tempio di Bacco a S. Agnesa fuor di Roma, dove è benissimo
condotto tutto quello che vi è lavorato; similmente a Ravenna n'è del
vecchio bellissimo in più luoghi, et a Vinezia in S. Marco, a Pisa nel Duomo,

et a Fiorenza in S. Giovanni, la tribuna: ma il più bello di tutti è quello di
Giotto nella nave del portico di S. Piero di Roma, perché veramente in quel
genere è cosa miracolosa; e ne' moderni quello di Domenico del
Ghirlandaio sopra la porta di fuori di Santa Maria del Fiore che va alla

Nunziata.
Preparansi adunque i pezzi da farlo in questa maniera: quando le fornaci

de' vetri sono disposte e le padelle piene di vetro, se li vanno dando i
colori, a ciascuna padella il suo; avvertendo sempre che da un chiaro
bianco che ha corpo e non è trasparente si conduchino i più scuri di mano

in mano, in quella stessa guisa che si fanno le mestiche de' colori per
dipignere ordinariamente. Appresso, quando il vetro è cotto e bene
stagionato, e le mestiche sono condotte e chiare e scure e d'ogni ragione,
con certe cucchiaie lunghe di ferro si cava il vetro caldo e si mette in su
uno marmo piano, e sopra con un altro pezzo di marmo si schiaccia pari, e

se ne fanno rotelle che venghino ugualmente piane, e restino di grossezza
la terza parte dell'altezza d'un dito. Se ne fa poi con una bocca di cane di
ferro pezzetti quadri tagliati, et altri col ferro caldo lo spezzano,

inclinandolo a loro modo. I medesimi pezzi diventano lunghi e con uno
smeriglio si tagliano: il simile si fa di tutti i vetri che hanno di bisogno, e se
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