Page 935 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Perciò che, avendo finita Marcantonio la carta, prima che Baccio lo
sapesse, andò, essendo del tutto avisato, al Papa, che infinitamente si
dilettava delle cose del disegno, e gli mostrò l'originale, stato disegnato dal
Bandinello, e poi la carta stampata, onde il Papa conobbe che Marcantonio

con molto giudizio avea non solo non fatto errori, ma correttone molti fatti
dal Bandinello, e di non piccola importanza, e che più avea saputo et
operato egli coll'intaglio, che Baccio col disegno. E così il Papa lo
commendò molto, e lo vide poi sempre volentieri; e si crede gl'averebbe

fatto del bene, ma succedendo il sacco di Roma, divenne Marcantonio poco
meno che mendico, perché oltre al perdere ogni cosa, se volle uscire delle
mani degli Spagnuoli gli bisognò sborsare una buona taglia; il che fatto, si
partì di Roma, né vi tornò mai più. Là dove poche cose si veggiono fatte da

lui da quel tempo in qua. È molto l'arte nostra obligata a Marcantonio, per
avere egli in Italia dato principio alle stampe, con molto giovamento et
utile dell'arte, e commodo di tutti i virtuosi; onde altri hanno poi fatte
l'opere che di sotto si diranno.

Agostino Viniziano adunque, del quale si è di sopra ragionato, venne dopo
le cose dette a Fiorenza, con animo d'accostarsi ad Andrea del Sarto, il

quale dopo Raffaello era tenuto de' migliori dipintori d'Italia. E così da
costui persuaso Andrea a mettere in istampa l'opere sue, disegnò un Cristo
morto sostenuto da tre Angeli. Ma perché ad Andrea non riuscì la cosa, così
a punto secondo la fantasia sua, non volle mai più mettere alcuna sua

opera in istampa. Ma alcuni, dopo la morte sua, hanno mandato fuori la
visitazione di Santa Elisabetta, e quando San Giovanni battezza alcuni
popoli, tolti dalla storia di chiaro scuro che esso Andrea dipinse nello Scalzo
di Firenze. Marco da Ravenna parimente, oltre le cose che si sono dette, le

quali lavorò in compagnia d'Agostino, fece molte cose da per sé, che si
conoscono al suo già detto segno, e sono tutte e buone e lodevoli.

Molti altri ancora sono stati dopo costoro che hanno benissimo lavorato
d'intagli e fatto sì che ogni provincia ha potuto godere e vedere l'onorate
fatiche degl'uomini eccellenti. Né è mancato a chi sia bastato l'animo di

fare con le stampe di legno carte che paiono fatte col pennello a guisa di
chiaro scuro, il che è stato cosa ingegnosa e difficile. E questi fu Ugo da
Carpi, il quale, se bene fu mediocre pittore, fu nondimeno in altre
fantasticherie d'acutissimo ingegno. Costui dico, come si è detto nelle
teoriche al trentesimo capitolo, fu quegli che primo si provò, e gli riuscì

felicemente, a fare con due stampe, una delle quali a uso di rame gli
serviva a tratteggiare l'ombre, e con l'altra faceva la tinta del colore: per
che, graffiata in dentro con l'intaglio, lasciava i lumi della carta in modo

bianchi, che pareva, quando era stampata, lumeggiata di biacca. Condusse
Ugo in questa maniera con un disegno di Raffaello, fatto di chiaro scuro,
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